Prendetevi un appartamento in un condominio interattivo
Siete davanti a un condominio, è circa mezzanotte. Potete scegliere se restarne fuori o entrare all’interno. Ma se sceglierete di entrare vi assicuro che sarà un viaggio molto particolare.
Un condominio, tanti appartamenti. Per ogni appartamento un autore e per ogni autore una storia che cambia nel tempo. E che cambia a seconda di quello che voi, lettori, deciderete di fare. Qui non si gira pagina, qua si toccano le parole e si guarda la storia che cambia sotto ai vostri occhi.
Un laboratorio di letteratura elettronica nato sotto l’egida di Argo tra il 2020 e il 2021 dove, dopo aver parlato di avventure testuali, interactive fiction, videogame narrativi, abbiamo deciso di fare qualcosa di comune. Un condominio narrativo appunto, dove ogni appartamento è un pezzo di narrazione interattiva.
Ma solo per un’ora: da mezzanotte all’una.
Iniziamo questa notte con l’appartamento di Simone Perazzone. Un viaggio nello spazio ma anche nel tempo, una vera e propria ragnatela narrativa nella quale muoversi tra flashback, tempo che scorre, ricordi, perdite.
È bene partire dall’inizio: c’è una lattina di Coca Cola qua. Parliamo di una lattina giocattolo vagamente antropomorfa. Indossa un gonnellino di banane di plastica e imbraccia un ukulele nel cui mezzo è incastonato un piccolo schermo. È un orologio digitale: sono le 24 e 1 minuto.
È tempo di cominciare.
Tutti i videogiochi della mia vita (II puntata)
Joust #9
Non ho mai capito perché sotto alla casa di mia nonna ci fosse questo bar dove non ho mai visto anima viva, ma soprattutto non ho mai capito perché dentro ci fosse un cabinato con dentro Joust a cui – a memoria d’uomo – giocavo solo io nei pomeriggi nel quali fuggivo dalla casa di mia nonna gravido di monetine da duecento lire. Continue Reading →
Cose che inevitabilmente accadranno [vaticini]
Le parole inizieranno a perdere liquidi, come molti animali nel momento del parto o dell’eccitazione sessuale.
Tutti i videogiochi della mia vita (I puntata)
Moon Cresta #1
Il primo cabinato a cui abbia mai giocato nella mia vita si chiamava Moon Cresta. Nel video lo vedete a colori, ma io lo ricordo in bianco e nero con degli adesivi semitrasparenti colorati messi sopra, forse una versione economica che usava un monitor in bianco e nero.
Era nell’angolo a destra entrando nella zona ragazzi del circolo ACLI di Sant’Olcese, accento al jukebox e il flipper. Continue Reading →
Ho finito di leggere Portal, e i miei anni ottanta hanno un pezzo in più
Allora, ho finito Portal. Direi che le cose più emozionanti e belle che ho letto in questo 2020 appena terminato sono state Portal e Kentucky Route Zero.
Portal soprattutto è stato un viaggio ancora più incredibile perché è stato come entrare in un mondo parallelo nel quale, nel 1986 la Activision aveva pubblicato un romanzo elettronico con scelte incredibilmente avanti per i tempi, e invece non è un mondo parallelo, ma è successo davvero.
Giocavo/leggevo a Portal nel 2020 (ma direi che in questo caso è il secondo verbo quello che vince) e nello stesso tempo ci stavo giocando a sedici anni, nel 1986.
Si tratta di una cosa molto personale che non so se riesco a spiegare appieno: un pezzo del mio 1986 me l’ero perso, non lo avevo vissuto, e con questa lettura ho colmato un buco che mi era rimasto dentro.
Mi chiedo cosa sarebbe successo se mi fosse capitato fra le mani nel 1986. Temo – paradossalmente – che lo avrei messo via dopo qualche ora e non lo avrei capito. È una lunghissima narrazione, tutta in inglese e con molti neologismi. Non so se avrei trovato l’energia per buttarmici dentro.
Penso che il Venerandi sedicenne del 2020 se lo sia goduto molto di più di quanto avrebbe potuto fare l’Ave Princeps del 1986.
Al di là di essere un buon romanzo di fantascienza, con alcune ingenuità e con alcune gran belle pagine, è una grossissima opera di letteratura elettronica, di esercizio di costruzione di un mondo e piena di giochi letterari. È un grosso esercizio di intelligenza con il lettore.
Il frammentare un mondo in microatomi testuali, un vero e proprio database diviso per tematiche relazionate tra loro da link non formalizzati, che vengono distribuiti man mano che si “spulcia” tra questi atomi in maniera più o meno casuale, dà un senso di libertà e di curiosa scoperta di quello che la storia poi, di tanto in tanto, porta avanti.
Ma quando apri un atomo della sezione storica, dove trovi una cronologia di avvenimenti che hai già scoperto e poi di avvenimenti di cui non sai ancora nulla, e poi la AI destinata allo storytelling ti presenta un frammento di romanzo in cui viene sviluppato un pezzo di quella storia che ancora non conoscevi, e tu leggi questo pezzo di romanzo e ci credi, e il frammento finisce, e te ne viene presentato un secondo in cui la AI destinata allo storytelling ti dice che ha mentito e in un ulteriore frammento ti racconta la metodologia narrativa che ha usato e le informazioni da cui è partita per scrivere il pezzo di romanzo che hai già letto, mettendo in dubbio la propria affidabilità nel rendere romanzo cose che lei desume soltanto dai dati informatici che ha trovato nel database, e il suo tormento e il suo annichilimento nel raccontare una storia dell’umanità che è nello stesso tempo reale e invenzione personale, ecco: quanta roba.
Quanta roba e quante idee, e quante previsioni anche di un mondo telematico che era ancora agli albori e che l’autore riesce a inventare, prevenire e scimmiottare in maniera davvero sorprendente: gigabit, intrattenimento virtuale, alienazione.
Tipo, erano anche già previste le notifiche. Mentre sto accedendo al database scientifico cercando notizie su un luogo-non luogo in Antartide chiamato Terminus, mi arriva una notifica lampeggiante del software di storytelling, Homer, che mi avverte di aver trovato altre informazioni per me sul suo database. Così mi sposto nel database e continuo la mia lettura/ricerca. L’ho fatto con l’immediatezza con lui lo faccio con lo smartphone, poi dopo un secondo mi sono reso conto che stavo usando un Amiga 1200.
Alla fine mi è apparso l’ultimo atomo, quello finale, l’ho letto, l’ho chiuso e io mi aspettavo che tutto finisse, che apparisse la scritta PORTAL, il titolo, che si spegnesse tutto e invece no, il database è ancora lì come se niente fosse, e io mi sono detto, andiamo a rileggermi la fine che magari ho capito male, ed era sparita.
Sono stato un’ora a rileggere gli atomi di testo di tutte le sezioni, senza trovare “l’ultima pagina del libro”.
Ora, siccome sono una persona semplice ma ho bisogno di chiarezza, sono andato a prendermi un lettore esadecimale e mi sono scandagliato tutti i codici esadecimali del floppy amiga con il loro corrispettivo ascii (non sono un mostro) fino a trovare il codice dell’atomo e me lo sono potuto rileggere e avere conferma che era sparito dalla mia sessione di gioco/lettura.
Ecco, questa cosa che Portal rimuova “la pagina finale del libro” dopo avertela fatta leggere, direi che è un ottima epifania per un’opera aperta.
Innamorarsi di un ebook reader 2/X
Il lettore integrato dell’Onyx Boox Note 3 si chiama Neoreader, legge PDF, EPUB, CBZ e altri formati, permettendo anche di annotare e salvare le annotazioni prese a mano libera. Come lettore di EPUB è piuttosto discutibile, ha diversi limiti nella visualizzazione di ebook tipograficamente complessi e bypassa in maniera disinvolta le indicazioni grafiche CSS degli editori. Non sarebbe nemmeno da prendere in considerazione e – in effetti – è possibile installare lettori EPUB più capaci, come KOreader, Moon + Reader e anche lettori EPUB3 come Gitden reader o Namo Reader (sì, è possibile leggere EPUB3 su e-ink).
Non sarebbe nemmeno da prendere in considerazione se non fosse per una feature piuttosto intrigante per chi, come il sottoscritto, usa l’ebook reader principalmente per studiare: Neoreader permette di prendere appunti a mano libera anche su un EPUB.
Ora, non si tratta di una feature del tutto inedita, già uno dei primissimi Sony permetteva di fare qualcosa del genere. Si tratta anche di una feature molto fragile: una volta che si inizia ad annotare a mano un EPUB è bene non variare più font, margini, interlinee, sillabazione, altrimenti – variando l’impaginazione del testo – le nostre annotazioni manuali rischierebbero di spostarsi, ridursi, distruggersi.
Il fatto è che funziona. Alla faccia di ogni razionale utilizzo dei segni, la possibilità di scribacchiare un testo mentre lo si studia, di proseguire anche in digitale quella formalizzazione impura delle sottolineature, freccette, simbolini e piccole scritte a lato, funziona. Il fatto che il pennino sia estremamente preciso, che si possano avere segni di matita, penna o evidenziatore, permette di avere quella vecchia e cara mappa geografica del sapere a cui siamo abituati dalle scuole elementari. Segnando queste pagine vivo un vero e proprio sentimento contraddittorio: da un lato apprezzo il grosso sforzo digitale messo in atto per avere, anche in un documento reflow, una modalità rapida ed efficace per studiare ed annotare; dall’altro questo metodo non è davvero digitale, si tratta di una convergenza tra due mondi diversi di gestire l’informazione.
La seconda cosa che il Note 3 permette, e che per me è un sogno che si avvera, è il fatto di poter usare l’ebook reader per leggere e sottolineare; e poi – in un secondo tempo – ancora l’ebook reader per studiare le pagine già lette schematizzandole in un blocco appunti.
Una volta annotato l’EPUB, Neoreader permette infatti di esportarne le pagine annotate e creare un PDF da affiancare all’applicazione per prendere note a mano libera. Lo schermo si divide in due, metà ebook reader segnato a mano, e metà quaderno/blocco note. Anche in questo caso mi trovo davanti a una soluzione spuria: un oggetto digitale che mi permette di integrare assieme diversi strumenti che in origine erano analogici.
Questa soluzione che potrebbe sembrare a breve respiro, ha un vantaggio: ancora, funziona. Non si tratta di una reinvenzione dell’annotazione in digitale, né di una applicazione per aumentare i contenuti di un ebook con oggetti digitali, ma una “semplice” traduzione in digitale di gesti e prassi nate per la carta. Eppure, forse per questo, permette di studiare e di prendere appunti con uno strumento digitale compatto con più rapidità e meno distrazioni rispetto a soluzioni di piattaforme potenzialmente più potenti ma anche più dispersive.
Mentre studio nella penombra e prendo appunti in e-ink ascoltando la musica che il lettore manda via bluetooth allo stereo, non posso pensare che – paradossalmente – questo oggetto sia una delle cose più funzionali e avanzate digitalmente che mi siano capitate fra le mani per studiare testi in maniera “tradizionale”.
Così avanzate che – forse – per la prima volta mi viene da pensare che un libro sia davvero più scomodo rispetto ad un lettore di libri digitale.
Il 2021 non sarà l’anno degli ebook
Altre considerazioni personali sul libro digitale e sull’approccio a contenuti in rete (in questo caso i moodle di Coursera) con uno strumento che utilizza caratteristiche ibride come un tablet e-ink.
Sono arrivato all’ultima settimana di un corso Coursera sulla Spagna medievale e sulla coesistenza tra ebrei, arabi e cristiani. Il corso – ad essere onesti – mi ha interessato più per le metodologie usate che per i contenuti che ho trovato discontinui. In questo caso la quinta settimana propone quattro reperti storici.
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Innamorarsi di un ebook reader 1/X
Quando ero ragazzino Luca Accomazzi aveva scritto in una rivista chiamata Super Apple un articolo che ricordo ancora oggi. Il titolo era qualcosa del tipo “Ci si può innamorare di un computer?”. Il computer in questione era l’Apple //c e la risposta era ovviamente sì, dannazione, sì.
Il titolo mi torna in mente oggi e lo rideclino con un titolo diverso: ci si può innamorare di un ebook reader? Ecco, se l’ebook reader è il nuovo Onyx Boox Note 3 forse un pochino sì. Continue Reading →
Vivere mille vite e altri mostri di fine livello
Ho finito di leggere Vivere mille vite di Lorenzo Fantoni. È un testo che ho letteralmente divorato, che consiglio a chiunque sia interessato al mondo dei videogiochi, e che mi ha fatto riflettere su diverse cose.
È un testo facile da leggere e alla fine della lettura si sa qualcosa di più dei videogame e della loro storia, delle tante sfaccettature di un mondo che ha appena iniziato a camminare e sta già creando cose importanti e grosse.
Perché la storia di Fantoni sarà anche familiare (e lo è) ma è prima di tutto una storia dei videogiochi, qualsiasi percorso si decida di prendere alla fine si avrà una idea della nascita, dei problemi e dei progressi di questo nuovo media.
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