Alcuni bagliori e ombre dalla periferia dell’EPUB3
Nonostante l’incertezza con cui l’EPUB3 conduce la sua marcia scoordinata, appare uno dei pochi animali marcianti nel mondo della tipografia digitale off-line. E i risultati, non definitivi ma interessanti, che si ottengono sui lettori EPUB3 e-ink mostrano che una parte sostanziosa delle specifiche potrebbero essere utilizzate anche fuori dal mondo multimediale dei tablet. Ieri in particolare mi sono scontrato contro una specifica che Adobe Digital Edition diceva di aver supportato in ADE 4.0, e che nei miei test non dava segno di vita: quella relativa ai Canonical Fragment Identifier, una parte dell’EPUB3 poco conosciuta ma molto interessante per poter navigare, definire e selezionare zone di ebook (in teoria anche esterne all’ePub di partenza). In pratica invece che linkare ad un semplice identificativo posto in un file, si costruisce tutto un percorso di nodi partendo dal package e dalla sua spine, fino ad arrivare a selezionare un paragrafo, un singolo lemma, una zona di un video o qualsivoglia cosa sia inserita nel nostro ePub. Adobe diceva di averla introdotta con la versione 4 del suo lettore ebook, ma i miei test continuavano a fallire finché non ho scoperto quello che a me pare un bug anche abbastanza consistente. In pratica se il file da cui parte il link al package è salvato nella cartella in cui risiede il package stesso, Adobe Digital Edition cerca il package fuori dall’EPUB3. Lo va a cercare in una cartellascriptall’interno dell’applicazione Adobe. Detto in parole ancora più semplici: se in un file xhtml facciamo partire un link CFI al package e il package è nella stessa cartella dove c’è il file xhtml, Adobe Digital Edition cerca il package dentro se stesso. E non lo trova, ovviamente. Potrei fare alcune battute sul fatto che Adobe cerchi una risposta dentro di sé e non la trovi, ma mi astengo. Posizionando package e file xhtml in due cartelle diverse i CFI sembrano effettivamente funzionare. Nel momento in cui scrivo le applicazioni che supportano i CFI, anche solo parzialmente, sono poche. Non lo supporta Ibooks, non lo supporta Azardi. Bene invece Readium e derivati; Adobe Digital Edition e Gitden Reader. In prospettiva è una specifica importante per la gestione di note e annotazioni su testi statici e potrebbe essere (il condizionale è d’obbligo) uno strumento per avere annotazioni che seguano l’ebook nei suoi spostamenti.
Anche se…
Anche se non è detto che i CFI siano lo strumento più adatto per aggiungere annotazioni al documento originale. L’inserimento di nodi all’interno di un testo andrebbe infatti a modificare la struttura della DOM, e quindi altri CFI che puntassero a elementi interni alla pagina punterebbero a punti errati del testo. Più facile pensare che i CFI possano essere usati per far puntare note e annotazioni ad un determinato punto del testo che resterebbe però intonso per non variare la struttura della DOM: la visualizzazione delle note sarebbe quindi di gestione del lettore ereader e lo stoccaggio delle stesse avverrebbe in luoghi diversi rispetto alla pagina puntata. Un po’ come avviene oggi con i media overlay e lo SMIL. Stiamo comunque parlando di testi statici: se si costruiscono testi in cui il lettore ha la possibilità di aggiungere o contrarre nodi della pagina in fase di lettura, temo che anche le CFI non sarebbero più utilizzabili. Ma andiamo un passo alla volta: le specifiche per le annotazioni sono ancora da venire.Un salTo nel vuoto (del digitale)
L’anno scorso ero andato via dal Salone del Libro con la convizione che il Salone del Libro fosse un Salone del Libro. Dietro la banale tautologia: non era un posto adatto per il digitale. L’area book the future in cui avevamo allestito il nostro ebook cafè, assieme ad altri eroici editori, giornalisti, enti e distributori di ebook reader, rimaneva un luogo/non luogo privo degli strumenti per parlare di digitale e comunicare in maniera seria i contenuti che attraverso il digitale si possono veicolare. Ogni sforzo (e ogni costo) in questo senso era delegato a noi editori digitali. Quest’anno siamo saliti per alcuni incontri e laboratori: uno al digilab, destinato ai bambini e un secondo a book to the future, per parlare di come fare ebook di qualità. Il digilab mi ha dato l’idea di essere molto più to the future che tutta la zona omonima. Tablet con app per laboratori mirati, connessione internet, personale che aiutava i bambini a non perdersi per strada. Docenti che alla fine del laboratorio venivano a chiedere come poter continuare la propria storia in classe. Una bella esperienza che ci ha anche permesso di parlare di narrativa interattiva e di valutare l’effettivo feedback da parte di bambini di quarta e quinta elementare. Passeggiare poco dopo per il book to the future non è stato entusiasmante. Sarò capitato in un momento poco fortunato, ma nella zona dibattito dove avrei parlato al pomeriggio non c’era nemmeno il programma degli eventi programmati per la giornata. Poco oltre una non meglio comprensibile zona laboratoriale presentava dei tavoloni di legno che ho visto utilizzati dai visitatori del salone come appoggi per mangiare. E poi il resto: i banchetti in piedi delle startup, i giochi da tavolo, la poderosa star hardware/distributiva (quest’anno era il turno di Tolino). Gli editori digitali e i servizi si contavano sulle dita di una mano. Dell’acustica delle zone dibattito non parlo. Perché non sentireste. Insomma: il Salone del Libro gli ebook non li capisce. Forse perché non li capiscono gli editori. C’è chi mi raccontava di averli sentiti parlare, gli editori, discampato pericoloo di
allucinazione collettiva, riferendosi agli ebook. Girando a book to the future l’impressione che se ne traeva era davvero quella, anche ricordando le aspettative di qualche anno prima, gli spazi presidiati da Simplicissimus o BookRepublic, ora spariti.
Omnia nova non placentcanterebbe il Banchieri. Eppure, alle cinque, quando con Librinnovando, Effatà e tutti gli altri abbiamo iniziato a parlare di qualità degli ebook, nello spazio discussione i posti erano tutti occupati. E man mano che l’evento proseguiva le persone si fermavano nel corridoio ad ascoltare. E le domande che ci hanno fatto erano precise, mature. Niente odore della carta, ma si è parlato di formati, fumetti, drm, accessibilità, semantica, sostenibilità, app. Non me lo aspettavo. Lo dico sinceramente. Ho avuto l’impressione che sotto i numeri incerti che vengono promossi di volta in volta, dietro i limiti, i vincoli, le campagne di facciata e – fatemelo dire – il grande niente che è seguito alle cose pionieristiche che noi editori indipendenti (e non solo editori) abbiamo fatto in questi primi cinque anni, che sotto tutto questo stato di apparente immobilità, qualcosa sia cambiato. Non che stia cambiando, ma che si sia passati a una fase successiva rispetto a quella del 2010, molto più difficile, nella quale il digitale è un elemento che sovrasta l’ebook stesso. Il digitale viene prima dell’ebook, prima della carta (e dei suo odori), prima del web, prima delle app: è un modo di pensare le cose, di accedervi, di farle trasportare nel tempo e nello spazio.
iBooks impara la larghezza delle immagini
Dopo qualche test penso di poter affermare a cuor leggero che l’ultima versione di iBooks, l’applicazione di Apple per leggere ebook, corregge uno dei suoi bug più fastidiosi nella gestione delle immagini in ePub. Lo fa con quasi cinque anni di ritardo, il che la dice lunga sull’attenzione che la casa di Cupertino dedica alle potenzialità ebook del proprio tablet. In pratica fino a poco tempo fa, ilwidth
applicato a una immagine era il più delle volte disatteso. Non si poteva dire, ad esempio, che una immagine doveva essere mostrata al 50% della dimensione dello schermo. Comunque Ibooks la avrebbe mostrata alla sua grandezza “naturale”.
Il baco aveva costretto a ingegnosi escamotage, come quello di inserire l’immagine in un altro elemento, applicare un width
all’elemento padre, e successivamente applicare un width
100% all’immagine figlia. L’escamotage funzionava fintanto che iBooks non avesse dovuto allargare l’immagine oltre le sue dimensioni “naturali” in pixel. In quel caso iBooks allargava l’immagine fino alla dimensione natuale in pixel dell’immagine stessa e poi si fermava, creando grossi fastidi nel caso – ad esempio – l’immagine dovesse essere centrata e mantenere un valore percentuale rispetto alla larghezza dello schermo. Detta semplice, l’immagine si scentrava. <temperapunte mode="on">
Ricordo anche – per inciso – che alcuni difensori apple ad oltranza mi dissero che no, non era un bug. Era una feature. Apple non voleva che l’immagine perdesse di qualità sgranandosi oltre la sua risoluzione base. Ecco, allora diciamo che Apple ha corretto la sua feature </temperapunte>
.
In tutte le belle storie c’è un però. In questo caso il però è dato dal fatto che non sappiamo quante persone godranno di questo upgrade.
L‘unico modo di aggiornare iBooks infatti è quello di aggiornare l’intero sistema operativo. Chi non potesse o non volesse farlo continuerà a vedere le immagini fuori asse o fuori dimensione rispetto al testo circostante.
L’escamotage di cui sopra rimane quindi – ancora per un po’ di tempo – una prassi lungimirante.
Alcune note sulle note in ebook
Sto leggendo in questi giorni alcuni ebook di saggistica e mi viene quindi naturale cercare di annotare le cose che vado studiando. Uno dei due testi è un pdf che parla di ciberermeneutica e il secondo è un testo in lingua latina in ePub. Il lettore che utilizzo è il mio Onyx M96, che ha il vantaggio di poter essere usato con il pennino per evidenziare, sottolineare, etc. In genere si dice che con gli ebook non si può studiare, perché gli schermi sono piccoli o perché non è possibile annotare. In questo caso la mia esperienza è con un lettore con schermo grande e con un tool, il pennino, che richiama in molti aspetti l’utilizzo della penna o della matita a bordo pagina. Dopo diversi giorni di lavoro sono emerse nello studio alcune considerazioni, non originalissime (il pennino era un tool già presente nel mai troppo lodato iLiad del 2008), ma che penso possano essere utili per una personale riflessione sull’annotazione in digitale.- su carta l’annotazione viene fatta all’interno di uno spazio fisico definito (la pagina). L’annotazione non è in grado di modificare il testo che si sta leggendo (se non
cancellando fisicamentela parola letta), ma si colloca come compendio a latere del testo principale. La nota soffre lo spazio fisico in cui è costretta: l’unico modo perché essa si possa espandere è l’aumento della pagina, ad esempio con l’aggiunta di pezzi di carta incollati alla pagina originale. La nota su carta può aggiungere senso anche attraverso una grafia non prettamente semantica, ma grafica: linee di sottolineatura, segni, cerchi a circondare parole o frasi, disegni, frecce. Si tratta di una semantica non formalizzata se non da se stessi, che vive in genere al di fuori della letteratura del testo (esemplare al contrario, in questo senso, S. La Nave di Teseo, dove il linguaggio delle note e dei segni fa parte del vocabolario retorico del testo); - nella carta le annotazioni sono legate all’item che si sta leggendo. Se annotiamo tutta la nostra commedia e poi ne compriamo un’altra della stessa edizione, le nostre note non ci saranno. Fateci caso;
- in digitale, in teoria, potremmo modificare il testo che stiamo leggendo e aggiungere contenuti omogenei al testo originale. Esistono anche elementi di marcatura che permettono di segnalare il testo inserito in un documento (come ad esempio
ins
) e per segnalare quellocancellato, mantenendo quindi lo storico delle modifiche attuate su un documento e senza perdere la sua versione originale. In pratica nessun sistema di lettura ebook (afaik) possiede tool di questo tipo, anche perché risulterebbero inutilizzabili su testi criptati e protetti da DRM. È possibile invece questo tipo di operazioni con tool di sviluppo ebook, lavorando su testi liberi da catenacci. Ma ovviamente questi tool di sviluppo non sono ambienti nati per la lettura; - in digitale è possibile, in alcuni ambienti come quello di Amazon o Bookliners, condividere con terzi le proprie note e sottolineature e vedere quelle altrui. In entrambi i casi si tratta di motori che vivono al di là delle singole specifiche e che – per funzionare – si appoggiano a piattaforme o motori on-line;
- l’annotazione in digitale su PDF – in genere – ripropone l’uso dei segni già visto nei libri. È possibile usare il pennino o le dita per fare segni come si farebbero sulla carta. Non è detto che questi segni rimangano: quasi sempre i segni non vengono sovrascritti al PDF, che viene mantenuto integro, ma sono registrati in altro luogo e poi sovrapposti al PDF stesso. Questo significa che – spostando i nostro PDF da un programma di lettura ad un altro programma di lettura – tutta la nostra annotazione andrà persa;
- l’annotazione a graffiti in digitale da un lato rivela tutta la sua arretratezza linguistica (si tratta di segni con i quali si può fare poco), dall’altro lato risulta ancora umanamente comoda. Traducendo ad esempio dal latino, la possibilità di sottolineare, simboleggiare, collegare sostantivi dello stesso caso, evidenziare i tempi verbali o scrivere sopra la parola stessa una prima traduzione approssimativa, è un vantaggio che – per quanto digitalmente rozzo – risulta decisamente efficace in fase di studio;
- l’annotazione in formati liquidi, tranne rari casi (a memoria direi solo il Sony), rinuncia alla nota a graffiti. Non essendoci più uno spazio fisico di pagina, la nota e i suoi segni sono banditi dalla pagina. In genere è possibile evidenziare parole e frasi e collegare eventualmente note a queste evidenziazioni. L’evidenziazione appare graficamente come quella di un evidenziatore (uno sfondo colorato o una inversione bianco/nero) e il contenuto della nota vive in uno spazio esterno alla pagina, in molti casi invisibile. Non essendo legata agli spazi di una pagina la nota può espandersi in lunghezza, può contenere periodi anche importanti. È spesso possibile avere un colpo d’occhio su tutte le note inserite in un testo o all’interno di una libreria. Cercare elementi nelle note, ordinarle o esportarle;
- nella mia esperienza d’uso però, questi vantaggi sono piuttosto virtuali e messi in ombra dai limiti di questo tipo di annotazione; anche in questo caso infatti le note vivono fuori dall’ebook: copiandolo su altra device o leggendo con un altro programma di lettura, le nostre note spariranno nel nulla; aprendo una pagina vedremo parti evidenziate, ma in genere non vedremo le note collegate a quelle evidenziazioni se non abbandonando la pagina stessa; la rimozione dei segni grafici rende impossibile tutta una teoria di segni sulle parole (come quelli citati prima per lo studio del latino) che non possono essere sostituiti dall’evidenziazione; l’evidenziazione digitale è molto meno immediata di quella grafica. Di norma per evidenziare una frase e aggiungere una nota è necessario toccare una parola della frase, aspettare un secondo, vedere la parola che si evidenzia, con il dito o pennino estendere l’evidenziazione alla frase che ci interessa, scegliere da un pop up l’azione che si vuole compiere su quella frase, andare in una finestra a parte, iniziare a scrivere. Tempi adatti per un tutorial su youtube ma incompatibili con una reale esperienza di studio.
- richiesta di specifiche che formalizzino l’inserimento di note in modo che facciano parte dell’ebook e che quindi vivano assieme al nostro testo a prescindere dal lettore (non è fantascienza, ci stanno già lavorando);
- lettori ebook che vadano oltre al romanzo con strumenti degni di una lettura nativa digitale capace di arricchire l’esperienza di lettura;
- la consapevolezza che la lettura di contenuti blindati da DRM è una lettura che di partenza danneggia chi la fa.
Punti sull’editoria e sul digitale
- I bilanci dei maggiori gruppi editoriali in Italia dal 2009 al 2014, analizzati da DataMediaHub. Un interessante punto di partenza, anche se credo sia importante avere a fianco le informazioni sui canali che concorrono a consolidare i bilanci stessi;
- spostiamo le lancette della nascita dell’interactive fiction digitale? qui si parla di Wander, un pre-advent datato 1974. Con buona pace di chi considera il romanzo l’unica forma di espressione narrativa possibile, il racconto interattivo digitale ha già più di quaranta anni di vita;
- aggiungo un nuovo text-editor gratuito per chi mi chiede qualche consiglio su quale utilizzare: Brackets. L’ho un po’ provato, senza particolare entusiasmo (non ho capito ad esempio come avere il collegamento tag-CSS al volo anche con propri CSS), ma è comunque un ulteriore strumento che potrebbe essere utile per chi fa editoria digitale multipiattaforma;
- chi volesse poi interrogare il proprio XML (anche XHTML) con un programma di interrogazione dati, ricordo il gratuito BaseX che lavora sia in XQuery che XPath;
- non so esattamente chi siano, ma la paginetta che hanno preparato in cui sono raccolte diverse risorse su ePub e EPUB3 può essere molto utile per non perdere la bussola;
- non so se avete visto, è ripartito in quarta il blog di Enrico Colombini. Il suo pezzo sulle librerie di Arduino (e sulla differenza tra chi programma e chi programma hardware) è come al solito definitivo;
- il mio /
inoltre stimo che cartagine debba essere distrutta
/ è /inoltre è uscito il nostro primo EPUB3 in media overlay
/. Lo avete già preso vero?
Onyx M96 Universe: una recensione. Considerazioni a margine
In questo momento sto scrivendo con l’Onyx M96 usando una tastiera esterna bluetooth e AndroidOffice, un porting di OpenOffice per Android. Dalle casse dell’Onyx esce Tutu di Miles Davis e di tanto in tanto ricevo le notifiche di qualche messaggio mail in arrivo. Sto di fatto usando un tablet e-ink. Non si tratta di uno sviluppo rispetto a lcd, si vede che e-ink non è la tecnologia finale per quel che riguarda la lettura e la scrittura testuale, ma questa ibridazione imperfetta mi fa un certo effetto: quando mi fermo dallo scrivere e guardo lo schermo nero su bianco, senza luminosità che non sia quella delle luci della stanza in cui sono, ho davvero l’impressione di stare scrivendo in digitale su un qualcosa che rassomiglia anche in questa fase più a un foglio di carta che a uno schermo lcd. Eppure tutto questo non basta, nemmeno per leggere. Oggi l’ennesimo blogger USA rifletteva sullo scalino su cui si è fermata l’avanzata della lettura digitale. Fotografava il lettore che negli anni scorsi ha comprato il Kindle, lo ha provato, ed è tornato a leggere su carta. E si chiedeva se dietro questo scalino non si nasconda un qualche tipo di sconfitta della lettura digitale. Non sono un analista. Ma l’aver combattuto la lettura tradizionale con un mezzo che per tanti aspetti è più debole dell’originale forse sulla media distanza non paga. Voglio dire. Mentre sono qua che scrivo in e-ink, ascolto musica, leggo ebook, compilo piccoli pezzi di codice, penso che con il digitale, con la parola digitale, si possono fare davvero tante cose. Tante cose che le attuali device e le attuali specifiche non fanno, preferendo ricreare il rassicurante paradigma del prodotto libro. Il problema è che questo paradigma non solo non vive di luce propria, ma che la fonte, il libro di carta, continua ad avere aspetti che sono per molti aspetti vincenti. Non è un caso che alla lettura su carta in molti ambiti non si contrapponga più l’ebook, ma si affianchi il sito web. Se l’ebook vuole avere un proprio sviluppo deve sapere riconoscere gli aspetti originali del suo linguaggio, senza limitarsi a quelli già ovvi della distribuzione immateriale o del vantaggio di portarsi dietro una intera libreria. Il punto è che – per fare un esempio pratico – portarsi dietro una libreria non basta se i libri che ci sono dentro non sono capaci di parlare tra di loro o se la mia relazione con loro si riduce al fatto di leggerli e di sfogliare pagine che non esistono. Non è facile. E’ un processo che tocca aspetti economici, di mercato, hardware e di specifiche software comuni. Ma anche di abitudine: è normale per molti collegarsi a Wikipedia, leggere una voce e poi loggarsi per aggiungere qualche dato di cui la voce è priva. E’ normale prassi su internet. Ma è meno pacifico ripetere la stessa operazione sull’ebook che si sta leggendo. L’ebook eredita dal libro una centralità a cui ci si può solo accostare scrivendo (a fatica nel digitale) note al margine, ma la cui manipolazione, interrogazione, inter-relazione è al di fuori dei normali strumenti del fare parola in digitale. Bisognerà aspettare altre device come questa con cui sto scrivendo, che vivono (in parte almeno) fuori dai giardini recintati di questo o quel produttore/distributore/venditore per sperare di avere prima o poi strumenti di lettura di massa che non servano più soltanto a leggere libri. Ma – forse – non in e-ink e nemmeno in lcd.Satira al telefono, ePubEditor e formazione permanente
Un po’ di notizie sparse dal mondo dell’editoria digitale, alcune che riguardano anche il mio lavoro (altre no).- È uscito il primo audio ebook di Quintadicopertina Satira al telefono di Carlo Gubitosa. Ci abbiamo lavorato per molto tempo e siamo contenti del risultato. Come al solito abbiamo fatto una cosa diversa. Non si tratta infatti di un canonico audiolibro, ovvero un testo in cui si legge (con gli occhi) e si ascolta anche una voce che legge il testo (con le orecchie), ma di un testo dove l’audio è tutt’altro che accessorio, anzi è la fonte. Carlo Gubitosa ha infatti intercettato se stesso mentre telefonava a partiti politici, banche, religiosi, funzionari statali, facendo domande scomode, paranoiche e paradossali. Ha registrato tutto e poi ha pubblicato su “Il Male di Vauro e Vincino” il cuore di queste divertenti e raggelanti discussioni. L’ebook che esce ora in EPUB3 raccoglie i testi usciti sulla rivista che – questa volta – possono essere letti ascoltando l’originale telefonata di Carlo. Si tratta di una tecnologia EPUB3 chiamata media overlay: ascoltando l’audio si colorano le parti di dialogo che si stanno ascoltando. L’effetto è estremamente coinvolgente, specie quando si rivela una frizione tra quello che si vede con gli occhi e l’originale audio. I testi usciti per “Il Male di Vauro e Vincino” sono infatti stati adattati per gli spazi della rivista, mentre l’audio contiene tutta l’originale conversazione. Questo significa che chi legge l’ebook testuale e chi legge & ascolta l’ebook approdano a due esperienze diverse di accesso ai contenuti dell’ebook. Un po’ come un videogioco in cui puoi seguire la storia rapidamente o perderti nelle secret e nei bonus level. Ecco, in questo caso il media overlay permette di accedere a diverse secret audio, del tutto inedite. Per chi ama aprire il cofano, l’EPUB3 è in reflow, senza DRM, e utilizza gli XML SMIL per sincronizzare il testo e l’audio. Nessuna riga javascript è stata uccisa per fare questo ebook.
- ePubEditor arriva alla sua nuova versione. La piattaforma di sviluppo di contenuti digitali a cui lavorano Quintadicopertina & Espertoweb entra nella fase della maturità. Un CMS per fare parole, suoni, video ed avere poi uscite in layout e prodotti diversi, dal web, agli ePub, agli oggetti SCORM didattici. Una piattaforma che introduce funzionalità fortemente semantiche, permettendo anche in EPUB3 di interrogare i dati precedentemente impaginati. Perché impaginare in digitale significa istruire, se lo fai bene. Ma a ePubEditor dedicherò diversi post per mostrare alcune peculiarità molto interessanti del motore. Intanto vi suggerisco di fare un giro e di provare la versione gratuita.
- Sono terminati i corsi torinesi di ebookdesignschool. Dopo i tre corsi base di Torino stiamo infatti preparando i il calendario dei prossimi: a breve altre notizie sui nuovi corsi ebook in partenza e su quelli avanzati. Fino a giugno siamo comunque presenti al Master Editoria dell’Università Cattolica di Milano e al laboratorio di aprile/maggio ebook codice + inDesign del Pia Marta, sempre a Milano. Ma altro ancora abbiamo in serbo…
- ADE migliora senza dirlo? Dopo aver maledetto la versione 4.0.3 di Adobe Digital Edition che alcuni bug toglieva e altrettanti rimetteva, ho recentemente reinstallato la versione su un altra macchina e: sorpresa. Il motore di rendering grafico sembra essere tornato quella della 4.0.2, ma senza il baco del ridimensionamento mancato delle immagini, e questa volta con il supporto a SVG anche in EPUB3. Per ora, non voglio dirlo forte, anche con quello delle
animation
di SVG.
<!-- hic sunt leones -->
Onyx M96 Universe: una recensione. Terza parte
Il tablet
Il giro di boa dell’Onyx M96 è sicuramente l’apertura alle funzionalità Android e la possibilità di installare applicazioni di terze parti tramite Google Play. L’interfaccia presenta infatti un’icona Apps che porta alla lista delle applicazioni pre-installate: browser, calcolatrice, calendario, programma di posta elettronica, Play Store, Orologio e altre piccole applicazioni software. Play Store appunto. Questo significa in pratica che l’ebook reader M96, come già il T68, è in realtà un tablet e-ink. Qui ci sono due doverose precisazioni da fare: a) nessuna delle applicazioni distribuite da Play Store è stata pensata per un tablet e-ink. Questo significa che molte di esse semplicemente non saranno utilizzabili, o offriranno una user experience inefficace e scomoda; b) a cascata questo significa che le funzionalità tablet di M96 sono di fatto circoscritte dai limiti hardware dello stesso. Pensare di acquistare un M96 pensando di sostituire il proprio tablet android potrebbe non essere una buona idea.
Dopo questi necessari caveat è giusto anche dire che rispetto ad un normale reader e-ink, le funzionalità tablet che si possono già ora toccare con mano sono davvero molto interessanti. Sul versante ebook è possibile installare applicazioni per EPUB3, come Menestrello o Gitden Reader, e vedere che molte cose EPUB3 only funzionano molto bene in e-ink. Non i video o le animazioni che in e-ink soffrono il bassissimo refresh, ma tecnologie come il media overlay, o le interazioni javascript con testo sono già ora sostenibili in e-ink. {E qui si potrebbe aprire un interessante capitolo per quelle che potrebbero essere le linee guida di una sostenibilità EPUB3, ovvero cosa può strutturalmente identificare una lettura digitale, al di là dell’inserimento di qualche video all’interno del testo}. E poi ci sono le applicazioni: ho installato un porting android di Openoffice, diversi ebook reader, un interprete Python, un programma di connessione ssh, un programma di calcolo via scritta manuale (MyScript Calculator), un gestore eventi come Evernote, un text-editor per programmatori chiamato Quoda, un gestore Facebook, Vector Artist, un programma per disegno vettoriale e altre piccole cosette. Tutte queste cose, con qualche limite qua e là, funzionano in e-ink. Alcune cose meno bene (il porting Openoffice), altre decisamente meglio (il browser, Evernote, MyScript Calculator o Quoda). Meno animazioni, transizioni, colori ci sono, meglio l’applicazione rende in e-ink, perché si limitano gli effetti di ghosting, le macchie residue, i cattivi contrasti a livelli di grigio, il refresh. Leggere in ebook un testo su Javascript, selezionare parte del codice, copiarlo, passare a Quoda, incollarlo ed eseguirlo immediatamente nel browser integrato, tutto in e-ink, fa una certa impressione e fa anche riflettere su cosa possa voler dire oggi didattica in digitale. È vero che tutte queste cose si possono fare più rapidamente e meglio con un generico tablet android LCD da cento euro. È anche vero che vederle in e-ink è diverso. Se l’e-ink è stato uno dei fattori di transizione dalla carta alla lettura digitale, perché per molti (non per tutti) leggere su e-ink è sopportabile mentre leggere su LCD no, resta inesplorato tutto il resto. Che effetto fa scrivere, editare, programmare, disegnare con una tecnologia non-LCD? L’M96 è da questo punto di vista un prodotto d’avanguardia, perché permette di giocare con ambiti che sono ancora ben lontani dall’essere studiati e definiti.Onyx M96 Universe: una recensione. Seconda parte
Il lettore ebook
L’Onyx M96 è un lettore ebook nerd addicted. Lo si capisce subito cercando di aprire un ebook: all’interfaccia rassicurante del garden Kobo o Apple, Onyx contrappone un feel sicuramente più ruvido e che richiede un minimo di conoscenza informatica da parte dell’utilizzatore. Basta, ad esempio, scegliere l’icona dello storage per trovarsi nel bel mezzo delle cartelle di sistema. E – appunto – aprendo un ebook tenendo premuta la sua icona per qualche secondo, scopriremo che i lettori ebook caricati di default sull’Onyx M96 sono ben quattro: l’OnyxReader, l’Onyx Neo Reader, l’OReader e l’FBReader. Abbastanza da mandare in confusione un lettore occasionale. Personalmente ho trovato migliore l’OnyxReader per la lettura degli ePub, soprattutto per quel che riguarda l’evidenziazione del testo: toccando una parola e tenendo premuto per un secondo questa si evidenzia, ed è poi sufficiente muovere il pennino per evidenziare il testo attorno. Una volta sollevato il pennino si sceglie, in un pop up, l’azione che si vuole svolgere sul testo: evidenziare, scrivere una nota, copiare. L’evidenziazione può essere precisa o intelligente. La prima tiene conto del punto esatto dove tocchiamo con il pennino, la seconda del contesto, ovvero della parola. L’OnyxReader è un buon lettore ePub, abbastanza rapido. È possibile variare i margini, cambiare i font, ruotare la pagina, attivare il TTS (lettura del testo), usare i dizionari, cercare parole, accedere alla TOC (purtroppo non gerarchizzata). Ha anche alcuni difetti. A differenza del modello precedente, l’M92, non è possibile decidere di dire all’eReader che si sta evidenziando il testo di default, evitando quindi la pausa di un secondo per attivare l’evidenziazione e saltando il passaggio della scelta dell’azione da compiere sul testo. Ci sono problemi poi con ebook particolarmente ricchi di ipertesti: con il bell’ebook di Isidoro di Siviglia talvolta OnyxReader salta al posto sbagliato. Così come, variando i margini della pagina, il pennino sembra dimenticarsi di calcolare il margine quando si evidenzia il testo, con uno spostamento tra punta fisica del pennino e parte del testo selezionato. Sarebbe opportuno un debugging di queste imperfezioni. OnyxReader legge anche PDF, permettendo di appuntare a mano in modalità scarabocchio. Bisogna avere l’accortezza in questo caso di impostare il margine a zero per evitare il bug di disallineamento di cui sopra e di tenere attivo il menu footer, altrimenti non vedremo l’opzione. Il valore minimo di scarabocchio è comunque un po’ grosso e la riga che andremo a fare lenta a visualizzarsi. Da questo punto di vista è più reattivo l’Onyx Neo Reader, con un footer più ingombrante, ma con una linea più rapida sottile e precisa. Gli altri due lettori, OReader e l’FBReader, mi sono sembrati decisamente più grossolani per quel che riguarda il supporto dei fogli stile, utili forse per il testing di qualche ebook particolare ma non particolarmente interessanti per la lettura continua di testi.
L’idra a quattro teste non partorisce quindi una killer application per la lettura: nessuno dei quattro programmi si discosta particolarmente da quello che viene in genere offerto da altre device di lettura. Alcune cose si fanno molto meglio, ad esempio la sottolineatura e lo scarabocchio dei PDF, ma le potenzialità della macchina appaiono alla fine non del tutto sfruttate. La positività di avere quattro programmi di lettura è poi relativa visto che non c’è integrazione delle note e degli scarabocchi tra una e l’altra. C’è però un aspetto che permette di riconsiderare tutto quanto ho scritto fino ad ora: Onyx M96 non è soltanto un ebook reader, ma è – di fatto – un tablet android aperto allo Play Store. Questo significa che – in linea teorica – possiamo installare qualsiasi altro programma di lettura ebook creato per android, disinteressandoci dei programmi preinstallati da Onyx.
Di questo parlerò nella prossima parte della recensione.
[continua] [Leggi la prima parte]Onyx M96 Universe: una recensione. Prima parte
Ho aspettato qualche settimana prima iniziare la recensione questo ebook reader di fascia alta delle Onyx, distribuito in europa da Artatech. Si tratta di uno dei pochi ebook reader con lo schemo grande, in questo caso 9.7 pollici, anche se la risoluzione in pixel è relativamente bassa, 1200 x 825 pixel per 150ppi. Si parla di questo ebook reader specialmente per la lettura di PDF, proprio per le dimensioni generose dello schermo, anche se a mio parere non è questa la cosa più interessante della device.
L’ebook è figlio dell’Onyx M92 di cui eredita le principali caratteristiche hardware: pennino touch, nessun touch manuale (anche se in giro si trovano riferimenti ad un fantomatico modello M96C Finger Touch), nessuna retroilluminazione, joystick, quattro pulsanti meccanici, altoparlante posteriore, due tasti per volume, supporto schede SD. Pesa, circa mezzo chilo e si sente tutto, ha un processore Freescale i.MX 6 Cortex A9 a 1.0GHz, 512 MB di ram e 4 GB di memoria.
Lo schermo grosso
Lo schermo è grande. La non eccelsa densità di ppi è sopperita – in parte – proprio dalla maggiore dimensione fisica dello schermo che permette dimensioni font leggermente maggiori e una lettura a distanza, il che diminuisce il fastidio degli artifatti dei vari antialiasing dei font. Lo schermo grosso si sente. Un intero settore bandito dagli ebook a cinque e sei pollici, quello della manualistica, diventa godibile con uno schermo di questo tipo: schemi, tabelle, spiegazioni. Non si tratta solo di poter leggere pdf, ma anche di poter leggere ePub con dimensioni adatte per lo studio, potendo muoversi con gli occhi all’interno dei paragrafi in cui un concetto è spiegato restando nella pagine in cui si è, senza essere costretto a girare pagine avanti e indietro. La mia impressione è infatti che una visione di pagina di cinquanta/sessanta righe invece che di venti/trenta, aiuti a concentrarsi su quello che si sta leggendo, evitando la sfoliazione eccessiva tipica del romanzo.
Il pennino
Altro elemento controverso è quello della mancanza del touch, sostituito in questo modello M96 dal più arcaico pennino. Anche in questo caso devo dare un punto di vista controcorrente: soprattutto nello studio, il pennino è uno strumento decisamente più agevole e preciso del tocco generico dello schermo. La sottolineatura e l’evidenziazione che in altre device touch sono francamente inutilizzabili, nell’M96 diventano per alcuni aspetti più che comode. Sia perché finalmente la mano può toccare lo schermo senza che succedano cose (e in uno schermo 9.7 pollici è facile che la mano si appoggi del tutto allo schermo mentre si sottolinea), sia perché l’evidenziazione dei brani è notevolmente più precisa e rapida rispetto a quella di modelli finger only. Ci sono delle puntualizzazioni da fare su questo aspetto, ma in linea generale il feedback che si ottiene, anche per l’uso dei link interattivi, è assai più piacevole. Il pennino – di default – serve quindi, nell’interfaccia utente, per fare scelte; negli ePub per evidenziare parti di testo e per girare pagina; nei PDF per fare schizzi sul documento in fase di lettura. Vedremo poi, parlando delle funzioni Android di questo ebook reader in odor di tablet, che il pennino potrà essere usato anche per fare disegno vettoriale o per scrivere a mano in luogo della tastiera virtuale.
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