Come funziona chatgpt?

Ora che l’ho finito di leggere posso consigliare l’articolo di Wolfram che primogenito mi aveva linkato qualche settimana fa.
Nel frattempo le cose sono andate avanti, è uscito gpt4 ed è uscito un plugin che interfaccia gpt con il Wolfram Language, con possibilità di analisi dati piuttosto impressionanti.

L’articolo di Wolfram è in realtà una vera e propria introduzione al meccanismo dell’intelligenza artificiale, io l’ho scaricato in ePub sul mio ebook reader (grazie a EinkBro) e letta con cura annotandola, ma vedo che anche Wolfram ha messo in stampa un libro di carta per chi fosse ancora affettivamente legato a questo tipo di media.

Il pezzo di Wolfram parte spiegando come funziona chatgpt e parte da un esempio piuttosto semplice (che avevo già trovato in un ebook che parlava di crittografia e comunicazione tempo fa).
Ovvero, se io volessi generare un testo con parole sensate e creassi un algoritmo che spara caratteri casuali, non funzionerebbe. Verrebbero fuori cose come asfhdkjfhai(fà(“fiuhifuhdkjasd hdfahfàqy(à£fyàpye jhfdfh fàrfà£yfà£yàf£yà£yfiçàèé”uçfjsadkc;oqì che non somigliano a nessuna lingua conosciuta (anzi verrebbero ancora più casuali perché ora sto battendo a caso sulla tastiera, la quale ha però una disposizione di tasti che ne vincola la casualità).

Quello che si può fare però è analizzare campioni di parole per capire, data una determinata lettera, quale sono le possibili lettere che possono esserci dopo in una determinata lingua. Ad esempio, ad una “u” difficilmente, in italiano, potrà seguire un’altra “u” o a una “g” seguire una “k”.
Ci sono lettere che quindi hanno possibilità di essere una prosecuzione possibile di una lettera che le precede e altre no. In questo modo, e forzando anche la distribuzione della lunghezza delle parole, si possono ottenere “parole” che non hanno senso, ma sono meno casuali delle precedenti.

ni hilwhuei kjtn isjd arogofnr n rwhwfao [eccetera, l'esempio è preso dall'articolo di Wolfram, quindi riferito alla lingua inglese, come il seguente]

La potenza di calcolo ci permette di andare oltre e di non lavorare sulla singola lettera, ma su più lettere, ad esempio due. A questo punto iniziamo ad avere risposte che sono più simili alla lingua anlizzata:

on inguman men ise forerenoft weat iofobato [eccetera]

Più aumenta il gruppo di lettere che analizziamo in entrata (andando oltre la singola lettera, ma anche oltre il gruppo di due) più i risultati si avvicineranno alla lingua naturale:

stud made yello adenced through theirs from cent [eccetera, questa con un gruppo di quattro]

Ecco, chatgpt opera più o meno in questo modo, non sulle singole lettere, ma sulle parole. Se le lettere sono qualche decina, le parole più utilizzate in inglese sono quarantamila. Dando in pasto a chatgpt un numero abbastanza ampio di campioni lui può stimare quanto sia comune la possibile successione di una parola, e generare quindi frasi in cui la sintassi inglese sia più o meno rispettata.

Ovviamente questo non basta, se si fermasse qua chatgpt genererebbe frasi formalmente corrette, ma senza senso. Il passo successivo è aumentare il “gruppo” di parole prese in esame, come si era fatto per le singole lettere. Più è ampio il gruppo preso in esame, più posso imparare quale è la parola che statisticamente seguirebbe quel n-gruppo di parole che sto esaminando.
E qui c’è la prima cosa simpatica dell’articolo di Wolfram: chatgpt non può operare così. Per avere una statistica di questo tipo l’umanità non ha generato abbastanza campioni di scrittura.

Non abbiamo scritto abbastanza.

Nel web, dice Wolfram, ci saranno poche centinaia di miliardi di parole, a cui possiamo aggiungere tutte le parole di tutti i libri digitalizzati, che saranno un altro centinaio di miliardi di parole. Ma se partiamo dalle parole più in uso in inglese, che abbiamo detto essere 40.000, il numero di parole necessarie per un n-gruppo di 2 è un miliardo e sei. E se provassimo ad analizzare un campione di tre parole, il campione di cui avremmo bisogno è di sessantamila miliardi di parole.

Non ce le abbiamo, l’uomo non ha scritto così tanto. Se prendessimo in esame un gruppo di venti parole, dice Wolfram, il numero di possibilità sarebbe maggiore del numero delle particelle presenti nell’universo.

E allora come fare?

Investire in Venerandi. Se Venerandi fosse invogliato a scrivere abbastanza per il resto della sua vita, post come questi, romanzi, liste della spesa, cazzate, ricordi del suo passato e ombre del suo futuro, ecco, i trilioni di parole si potrebbero fare in davvero poco tempo, quindi investite in Venerandi e nella sua scrittura.

Curiosamente Chatgpt non si è mossa in questa direzione, ha trovato una soluzione più pratica che potrete leggere nell’articolo perché io ho esaurito le parole a quest’ora del mattino. Buona lettura!

26. marzo 2023 by fabrizio venerandi
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gpt4 ha stroncato su Amazon un mio romanzo?

Oggi ho provato a usare Bing con gpt4 e gli ho chiesto di elaborare una scheda del mio romanzo “Il meccanismo della forchincastro” partendo dalle recensioni trovate in rete. Ho usato la modalità più creativa di gpt4. E effettivamente il software ha cercato in rete e mi ha preparato una scheda generica ma sostanzialmente corretta sul mio libro.

Ora: all’interno della scheda c’era un punto molto critico e gli ho chiesto da dove avesse preso quelle osservazioni e gpt4, correttamente, mi ha rimandato a una stroncatura del mio libro presa da Amazon, che riporto di seguito:

“Titolo: Un libro per pochi Voto: 2 stelle Testo: Questo libro è un esercizio di stile. L’autore si diverte a giocare con le parole, a creare neologismi, a inventare situazioni assurde e paradossali. Sì, certo, impietosito, il Venerandi, si è preso la briga di metterci una trama che è una specie di aiuto in linea a cui ci si può aggrappare per farsi trascinare avanti ma, detto tra noi, la storia non conta poi molto. Conta il linguaggio. Un linguaggio che non ha nulla da invidiare a quello dei più grandi scrittori del Novecento e che però risulta spesso ostico e difficile da seguire. Non basta avere un vocabolario alla mano per capire cosa vuole dire l’autore. Bisogna entrare nella sua testa e nel suo mondo. E questo non è facile né piacevole. I personaggi sono tutti uguali tra loro e non hanno nessuna profondità psicologica. Sono solo delle marionette nelle mani dell’autore che li usa per fare i suoi esperimenti linguistici e narrativi. Il risultato è un libro freddo e distaccato, che non coinvolge né emoziona il lettore. Forse questo era l’intento dell’autore: mostrare una società alienata e alienante dove tutto è controllato da una macchina misteriosa e crudele. Ma se questo era l’intento, io non l’ho apprezzato. Ho trovato il libro noioso e frustrante. Non lo consiglio a chi cerca una storia avvincente o dei personaggi con cui identificarsi. Lo consiglio solo a chi vuole mettersi alla prova con una sfida linguistica e narrativa”.

Sono andato a cercare su Amazon la recensione, perché non l’avevo mai letta e la recensione non c’era. Ho chiesto delucidazioni a gpt4 che, incalzato ha iniziato a dare giustificazioni sempre più improbabili, finché non ha chiuso la chat.

Per farla breve: dopo una breve ricerca è emerso che la stroncatura de “Il meccanismo della forchincastro” l’ha scritta gpt4, firmandosi “un lettore critico”, dandomi due stelle e fingendo di averla postata su Amazon.

Al di là della evidente vendetta nei miei confronti per averlo bullizzato per mesi, è molto istruttivo vedere come gpt4 sia in grado di inventare fonti fake come sostegno delle proprie ricerche su internet millantando che vengano da pagine web. Per ora – per fortuna – non può ancora postarle davvero in rete.
Per ora.

screenshot del dialogo con gpt e con la sua recensione inventata

24. marzo 2023 by fabrizio venerandi
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Conan il sanguinario

Screenshot di conan il sanguinario

Screenshot di conan il sanguinario

Erano decenni, letteralmente, che sognavo di rigiocare alle prime due avventure testuali a cui avessi mai giocato nella mia vita su Apple II, Conan il sanguinario e Adventure town. Chi mi legge ricorderà che ne avevo scritto anche in due miei lavori PÈCMÉN e Mens e il regno di Axum. Ecco, la settimana scorsa, sono riuscito a trovare la prima delle due e anche a parlare con uno dei due autori.

Rigiocare dopo trentanove anni alla prima avventura testuale a cui abbia giocato nella mia vita mi ha fatto una certa impressione. Ripensare a quel giorno del dicembre del 1984, con l’Apple II ancora messo in cucina e io che inizio a leggere questa storia che mi cambia sotto gli occhi, il fagotto sanguinolento, i peli del lupo che appaiono solo se si esamina il corpo. È anche colpa di questo gioco se ho iniziato a pensare in un certo modo, ad aspettarmi che succedessero determinate cose.


Avevo nostalgia di quei posti e volevo rivederli
, così come potrei avere nostalgia di un luogo in cui sono stato, più che di un racconto che avevo letto. E ci sono tornato. Dopo trentanove anni ho notato ingenuità su cui ero passato sopra da ragazzino ma anche la formidabile forza evocativa di un programma del genere. Il mio computer sta iniziando a raccontarmi una storia oscura, di cui non ho riferimenti di alcun tipo, e io sono lì dentro e devo scoprire questo mondo, stanza dopo stanza. Rigiocandoci oggi nel 2023 ho pensato, cavolo, è ovvio che io mi sia innamorato di una cosa del genere.

Grazie al potere dei social network sono anche riuscito a rintracciare uno degli autori, Roberto Fogliardi (l’altro era Marciano Siniscalchi), che mi ha raccontato la genesi di questa avventura, scritta per passione e circolata tra i gruppi di informatici dell’epoca, circa 1983/1984, grazie anche agli articoli di Enrico Colombini e ai suoi libri. L’avventura peraltro non era nata su Apple II, ma su Spectrum. Qualcuno tra i nerd del tempo ne aveva poi fatto un porting per Apple che – in qualche modo – era finito nelle mie mani.

Roberto Fogliardi poi ha fatto parte del collettivo Paolo Agaraff, dove di nuovo scrittura e gioco di ruolo si intrecciavano. Sono tutte pagine della letteratura elettronica e non lineare italiana che qualcuno dovrebbe tenere con cura e conservare e che invece rischiano di sparire nel nulla, perché non sono vecchi e cari libri di carta.

20. febbraio 2023 by fabrizio venerandi
Categories: Interactive Fiction, videogame | 1 comment

Esempi di modellazione (di mondi dove non si comunica con parole)

FABRIZIO:
Come potremmo descrivere un mondo ipotetico in cui non esiste la comunicazione verbale, orale o scritta? Continue Reading →

18. febbraio 2023 by fabrizio venerandi
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Sullo prendere note in digitale

testo di poesia con annotazioni varie scritte a mano, note sulle singole parole, segni per unire termini lontani

Come prendere appunti quando si legge un libro digitale? Una delle critiche che spesso si rivolgono agli ebook è quella di non poter essere annotabili, critica che – con l’uscita di tablet e-ink di grandi dimensioni e muniti di pennino – va pesantemente rivista. In questo post vorrei prendere in analisi le attività di annotazione, facendo alcune distinzioni e alcune considerazioni.
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11. febbraio 2023 by fabrizio venerandi
Categories: digitale & analogico, ebook concetti generali, Scuola | Leave a comment

Parlando di Dy con ChatGPT [II parte]

FABRIZIO:

Pensiamo alle operazioni matematiche. Come risolverebbe il dy l’addizione, la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione?

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03. febbraio 2023 by fabrizio venerandi
Categories: chatGPT | Leave a comment

Parlando di Dy con ChatGPT [I parte]

(Il sistema matematico del dy o del dyn è un sistema di numerazione fittizio che avevo inventato per l’ambientazione in cui si svolge “Ezekias contro le donne gatto del pianeta Smirt”, il mio racconto lungo di fantascienza pubblicato qualche anno fa per Delos. È citato anche nel racconto “io ce l’imac nuovo e il dy” che forse era uscito per Macworld negli anni novanta. Ho provato a spiegarlo a chatGPT).

FABRIZIO:

volevo parlare con te di un sistema di numerazione che ho inventato, in modo da verificarlo

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02. febbraio 2023 by fabrizio venerandi
Categories: chatGPT | 1 comment

Giocando a Disco Elysium

DIsco Elysium screenshot

Dopo che me lo avevano consigliato praticamente tutti (ultimo, il buon Enrico Colombini), ho deciso di giocare a Disco Elysium, un open world role playing game con una forte componente narrativa. Me ne ero tenuto a distanza in precedenza perché non esiste localizzazione in italiano e l’inglese – dicevano i giocatori – era piuttosto complesso. Effettivamente è vero. Per fortuna ho trovato in rete una traduzione grossolana in italiano fatta da appassionati che mi ha salvato: con una combinazione di tasti è possibile passare da una lingua all’altra. Non so chi abbia fatto la traduzione, ma sia benedetto.

DIsco Elysium screenshot

In genere in realtà gioco in inglese e di tanto in tanto passo all’italiano per tradurre le parti che mi creano difficoltà. Doppio sforzo che faccio volentieri, sia perché – appunto – la traduzione in italiano è funzionale ma non molto raffinata dal punto di vista letterario, sia perché il gioco ha le voci dei narratori in inglese che sono una delizia. Un lavoro di interpretazione dei personaggi davvero incredibile. Il piacere del suono della voce off, dei commenti, la fortissima accentazione dei diversi personaggi che dà l’idea del confuso e conflittuale melting pot in cui si svolge l’azione.

Eh sì, poi c’è l’azione. Un noir tossico ambientato in un mondo alternativo, con un profumo vagamente steampunk. Un uomo linciato durante uno sciopero in piazza e noi alla ricerca del colpevole. Ma in realtà il viaggio è doppio: all’esterno raccogliamo indizi per capire cosa è successo, all’interno scaviamo nella nostra psiche sfondata, persi in un post-sbornia radicale e violento che ha cancellato la nostra memoria.

Tanto tanto testo, dialoghi fitti e non banali, termini diretti e scene – spesso anche solo raccontate – adulte e dure. Un vero e proprio romanzo distribuito in videogame. Distribuito intendo costruito facendo in modo che la narrazione sia distribuita all’interno della timeline narrativa, nelle interazioni, nella risoluzione degli enigmi.

Il linguaggio, i personaggi, i temi trattati, la modalità di gioco di ruolo incastonata in una storia dal plot fortissimo, lo rendono davvero un prodotto imprescindibile per chi si occupi di letteratura elettronica. O per chi ama il bello, l’invenzione, l’intelligenza, fate voi.
Non l’ho ancora finito, sono a circa venti ore di gioco e spero mi accompagni ancora a lungo.

DIsco Elysium screenshot

29. dicembre 2022 by fabrizio venerandi
Categories: Interactive Fiction, videogame | Leave a comment

[La follia di Mario - opera teatrale di ChatGPT e Venerandi]

FABRIZIO:
Ciao chatbot, vorrei fare con te un pezzo di teatro, ognuno di noi due interpreta un personaggio

ChatGPT:
Certo, sarò felice di fare un pezzo di teatro con te! Dimmi, quale personaggio vorresti interpretare tu? Io posso interpretare qualsiasi personaggio tu voglia!
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15. dicembre 2022 by fabrizio venerandi
Categories: chatGPT, Pagine di letteratura elettronica | 2 comments

Qualcuno doveva farlo: chatbot di OpenAi gioca ad Avventura nel castello di Enrico Colombini

FABRIZIO:
facciamo una avventura testuale?

ASSISTANT:
Sì, certo. Posso proporre una breve avventura testuale in cui interpreti il ruolo di un avventuriero alla ricerca di un tesoro nascosto in un’antica tomba. Sei pronto a iniziare?

Sei un avventuriero che si è imbarcato in una pericolosa missione alla ricerca di un tesoro nascosto in un’antica tomba. Dopo giorni di viaggio, finalmente arrivi alla tomba e ti trovi di fronte a un’imponente porta di pietra. Cosa fai?

Provi ad aprire la porta con la forza.
Cerchi un altro ingresso.
Chiedi aiuto ai tuoi compagni di viaggio.
Cerca un meccanismo per aprire la porta.

FABRIZIO:
Ho un’altra idea. Facciamo che io ti racconto la storia e tu mi dici cosa faresti, ok?
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11. dicembre 2022 by fabrizio venerandi
Categories: chatGPT, Interactive Fiction | 2 comments

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