Alcune cose che volevo dire sulla didattica a distanza
È uscito recentemente uno studio della Bicocca sulla didattica a distanza, o meglio, un giudizio su questa esperienza/covid della didattica a distanza intitolato appunto La didattica a distanza dal punto di vista dei genitori.
Guardando i dati sono rimasto un po’ perplesso. Prima di tutto, il titolo è fuoriviante. Non si tratta di una visione della didattica a distanza dal punto di vista dei genitori, ma della didattica a distanza dal punto di vista delle mamme, e specie delle mamme del nord e centro italia.
Il campione infatti è piuttosto disomogeneo: le mamme sono il 90% degli intervistati, e queste mamme per il 70% sono piemontesi, lombarde e emiliane (più qualche ligure). Il nordest italia non è stato campionato, e il restante 30% viene dal centro italia (20%), e dal sud (10%).
Ora, i dati sono comunque interessanti e testimoniano una difficoltà che però — secondo me — ha poco a che vedere con la didattica a distanza. So di banalizzare i dati della bicocca, ma credo che sia una banalizzazione utile: il dato che emerge più forte è che le mamme, specie le mamme lavoratrici, hanno difficoltà a lavorare se i figli non vanno a scuola.
Il problema di questa ricerca non è il campione disomogeneo, ma che non entra davvero nel discorso della didattica a distanza e — soprattutto — limita a un insieme molto circoscritto, le mamme del norditalia, il giudizio su quello che si è fatto con la didattica durante in covid.
Credo che una ricerca su quello che si è fatto con la didattica a distanza debba toccare tutti gli attori che sono stati protagonisti di questo esperimento scolastico: prima di tutto gli studenti, poi i docenti, poi la scuola con i suoi dirigenti e infine i genitori. E le domande che IMHO vanno poste devono essere un po’ più significative. Quali competenze si sono passate ai ragazzi durante il lockdown? Quali conoscenze? Che strumenti si sono utilizzati? Con che risultati? Quali strumenti nativi digitali, che in classe in genere non si riesce ad utilizzare, si sono potuti usare? Quali limiti software e hardware sono emersi in questi mesi e quali risorse?
Perché sulla didattica a distanza ci sono molte confusioni e molte isterie. Innanzitutto, come giustamente mi ricordava ieri su Facebook Valerio Cuccaroni, la didattica a distanza non esiste. Esiste una cosa che potremmo chiamare didattica digitale, che è altra cosa e che — IMHO — è un punto importante che la scuola dovrebbe aver già inglobato da anni e che invece resta ai margini della vera scuola, quella in classe, in presenza, con i gessetti e la lavagna.
Ora, tra le cose che faccio nella mia vita c’è anche quella di insegnare italiano e storia nelle secondarie superiori. Quello che sto per dire sono alcuni ragionamenti limitati alla mia esperienza diretta in questa fascia d’età dei ragazzi. Credo che primaria e secondaria inferiore necessitino di altre riflessioni, che lascio fare a chi ci lavora e ne sa più di me.
La prima riflessione è che la cosiddetta didattica a distanza è stata in realtà una didattica di emergenza. Su questo ho già scritto ad Aprile, nel mezzo del lockdown, e credo che già allora i problemi di questa confusione lessicale fossero ben chiari. Su questo primo punto non aggiungo altro.
La seconda riflessione è che la didattica digitale dovrebbe essere un normale strumento quotidiano per chi vada a scuola nel 2020. Che accanto alla scuola analogica, sia necessario creare delle unità trasversali di studenti che accedono a contenuti, videogiochi, esercizi, fonti, videolezioni, strumenti on-line, preparati dai docenti della scuola, calibrati sul singolo studente, che non sostituiscono la lezione in presenza e nemmeno la affiancano, ma costituiscono un percorso parallelo di apprendimento che lo studente possa seguire quando e come vuole.
Non so quanti di voi abbiano seguito Mooc, corsi a distanza digitale. Io seguo spesso quelli di Coursera e mi trovo di fronte a una piattaforma, per quanto perfettibile, che mi permette di seguire i docenti delle migliori università del mondo, a costi irrisori (se non addirittura gratuitamente), con videolezioni, esercizi online, correzione tra pari, forum di discussione tra studenti e tutor, testi di approfondimento, con argomenti che vanno dalla storia babilonese alla programmazione di videogame in Python.
La cosa che trovo affascinante e funzionante in questi corsi è il taglio.
Differentemente da diversi corsi universitari nostrani, non sono sono mai incappato in un docente che parlasse per un’ora, mal microfonato, a braccio, accompagnato – se va bene – da slide che vengono lette in monotono dal docente stesso.
I docenti preparano invece questi video con grande attenzione ai tempi. Calcolano sempre con cura le cose che andranno a dire e la quantità di informazioni che passeranno. Non c’è mai una ridondanza di contenuti, ma piuttosto si sceglie un taglio basso, talvolta anche divulgativo, ma che permetta di affrontare un tema ed esaurirlo nel tempo scelto. I video sono girati in maniera professionale, c’è movimento di camera, editing.
Il tempo: i video sono brevi. Difficilmente superano la mezz’ora, spesso sono abbondantemente inferiori. Possono essere visti con calma, o affrontati negli spazi interstiziali della giornata. Non essendo conferenze live, possono essere visti e rivisti, interrotti, navigati.
Di tanto in tanto il video si interrompe e appaiono quiz a risposta multipla che ti aiutano a capire se hai compreso bene le cose che sono state appena dette.
È un modello che mi piace, richiede impegno ma offre alla fine conoscenze spendibili. Non è un modello perfetto: il video è uno strumento utile per molte cose, non tutti i corsi offrono dispense che possono essere utili per fermare meglio quello che si è ascoltato.
I video sono in genere tutti in lingua inglese, e questo è un ulteriore vantaggio.
Questa per me è una didattica a distanza funzionale, ben preparata e utile per chi la segue.
Ecco, nella mia testa la didattica digitale non è una telecamera che riprende il docente in classe con camera fissa per trasmettere le immagini confuse e l’audio inascoltabile a ragazzi rimasti a casa, ma una costruzione preparata e sapiente di modelli di apprendimento che sfruttino tutto il ben di dio di conoscenza e di risorse che ci sono là fuori, dietro alla lavagna del castigo.
Ma lo scriviamo un ebook a quattro mani sulla didattica digitale?
Potremmo farlo, ma prima vorrei vedere che succede quest’anno
Resto a disposizione.
ciao sono in possesso di una copia del gioco apple 2 dadedalus (può essere in francese). Posso inviarti delle foto se vuoi, perché non riesco a trovare alcuna informazione su questo gioco. Tutto quello che posso dirti è che il suo precedente proprietario ci ha giocato e stava facendo qualche trucco per tirare avanti. Cordiali saluti
Volentieri, sono curioso!
buonasera, te li ho inviati sul tuo Facebook Messenger. a presto (se per caso non è tuo) dico duro al blog. amichevole