Cose di carta: Linus
Ho iniziato a comprare Linus quando andavo al liceo e lui era formato tascabile, inizio anni ottanta e poi ho continuato a comprarlo, con una certa continuità nel corso degli anni novanta. Su Linus ho letto la prima recensione di Around The World in A Day e dopo averla letta mi sono comprato la musicassetta, per dire.
Leggevo Dilbert, Calvin, Bloom County, Doonesbury. Trovavo tutto abbastanza folle e divertente. Poi – il tempo passa – e l’impianto era diventato meno coinvolgente e più rassicurante. Troppo. Mi sono reso conto che stavo comprando la rivista per abitudine, che la leggevo in due giorni e la dimenticavo rapidamente.
Ho tenuto i Linus degli anni ottanta, per nostalgia e ho regalato gli altri.
L’anno scorso ero in stazione a Milano e avevo visto Linus, mi ero detto, oh, è un sacco che non lo compro, chissà come è diventato. Lo avevo preso, aperto, sfogliato e avevo avuto questa impressione fredda di tornare negli anni novanta. Tutto sembrava rimasto congelato in una macchina del tempo: i comix, le firme, le strisce. Lo avevo rimesso a posto.
Qualche mese fa ero di nuovo a Milano e lo rivedo, si ripete l’esperimento e questa volta funziona. È davvero cambiato, meno americano, meno striscia, più disegnato. Più fumetto. La regia, ora, era di Igor Tuveri.
Mi aveva colpito, la grafica, l’idea di fornire dati e collocazione temporale dei vari fumetti proposti, la varietà di disegno e la qualità, gli articoli.
Più che il Linus che leggevo negli anni ottanta/novanta, in alcuni momenti mi ricordava le riviste/raccolte di fumetti che leggevo nello stesso periodo: Comic Art, Nova Express, Corto Maltese, Totem Comix (e – immagino – lo stesso AlterLinus che io, per motivi anagrafici, non ho conosciuto in prima battuta).
Quelle riviste mi avevano permesso di scoprire autori che altrimenti non avrei letto e di leggere cose decenni prima che venissero stampate in volumetti monografici. Miller, Moebius, Manara, McKean…
Ho comprato questo nuovo Linus da maggio a settembre, cinque numeri. In cinque numeri alcune speranze avute a maggio sono state disattese, altre no. Parlandone con Marco, un amico fumettista da decenni, gli ho detto che Linus, no, non è la rivista perfetta. Ci sono difetti e scelte discutibili. Articoli riusciti e altri poco convincenti. Alcuni poco utili.
Ma, con Marco, si conveniva, che comunque questo Linus va comprato. Che è comunque una delle poche cose presenti in giro che parlano di fumetti e che pubblicano materiale interessante. Se chiudesse questa linea, sarebbe un peccato. Ogni volta che esce un numero sono curioso di vedere cosa si sono inventati di nuovo, cerco qualche stimolo visivo, salto le cose che non mi servono. E non è poco per una rivista di questo tipo, in questo lunghissimo duemiladiciotto.