Sono stato (male) a Lucca Comics & Games
Il giorno dopo halloween parto per Luca Comics. Vado a prendere l’auto al noleggio e il tipo di Hertz mi dice che è automatica. “Automatica cioè?” chiedo, e il tipo mi guarda e mi dice “è un auto, automatica” e io lo guardo e dico “automatica cioè?” e lui dice, “è un auto automatica” e la cosa si ripete per un numero considerevole di volte finché non viene esplicitato che è il cambio a essere automatico, non l’auto.
“È un problema?” mi chiede e io dico no, e penso che ho giocato a un sacco di videogiochi in cui non c’era il cambio con la frizione, non sarà così diverso. Imparerò. Ho imparato a giocare a Pitstop II, posso imparare a guidare con il cambio automatico.
Dopo un quarto d’ora che sono ancora posteggiato al parcheggio e ho fatto – sostanzialmente – dei grossi salti in avanti e dei grossi salti indietro metto il freno a mano e prendo il manuale dell’automobile. Per fortuna il tipo Hertz se ne è già andato via.
Il cambio automatico è solo parzialmente automatico, ha diversi scatti che sono segnati da simboli inintelleggibili. “P”, “N”, “R” e “D/S”. L’unico che ho capito è la “R” che fa andare l’auto indietro. Tutte le altre lettere fanno cose, o verso avanti, o ininfluenti. Alla fine decido di usare solo R e D/S, di lasciar perdere le ininfluenti e parto, come se non ci fosse un domani.
Il fatto è che sto male. Inizialmente pensavo che fosse dovuto alla stanchezza per aver portato i compagni di scuola di mio figlio a casa, attorno all’una di notte, per tutta Genova, ma poi invece no, sto male, le ossa rotte, ho la tosse, mi sento confuso, il mio corpo sembra volermi dire, ma venerandi, lascia perdere, dì a tuo figlio che stai male e che salta Lucca, dai.
E invece parto, lo faccio per amore verso mio figlio e perché sono riuscito a sincronizzare il mio cellulare con lo stereo dell’auto, quindi potrò sentire Prince o musica sperimentale per tutto il viaggio, io Elettra e secondogenito, stare male sentendo musica sperimentale, tipo musica concreta, dopo un po’ smetti di stare male, inizi a capire che è il mondo a stare male, il cielo.
Non so se siete mai stati a Lucca durante Lucca Comics. In auto. In pratica per diverse centinaia di chilometri ogni cosa attorno a Lucca che abbia un aspetto anche vagamente orizzontale diventa un parcheggio. La periferia di Lucca inizia a confinare con la Liguria e arriva non distante dal Lazio.
Tutto intorno gente in auto da giorni che cerca un buco, zombies, Pokemon, Greta con la barba, roba nippo, roba DC comics, roba Marvel, tutti questi supereroi che potrebbero salvare il mondo e invece sono bloccati in auto, imbottigliati mentre cercano un posteggio.
Ad un certo punto posteggio nel mezzo di un campo di granturco, Illinois, e poi torno da Elettra e secondogenito che sono in coda ad aspettare.
- secondogenito, per entrare dobbiamo fare la coda
- uh? non ho gli elastici
- …
- ma vedo gente che sta entrando anche con i capelli sciolti
- …
Appena dentro Lucca secondogenito svanisce nella folla e io ed Elettra facciamo due passi e poi conquistiamo un tavolino e ci prendiamo un te caldo con i cantucci. Per tutto il resto della giornata a Lucca non faremo altro. Restiamo a bere te e pensare e dirci cose osservando la gente.
Lucca è una specie di contrappasso per chi soffre di agorafobia, è una massa muscolare di gente tutta amalgamata, che si sposta come uno sciame; anche se non si sono mai visti sanno di far parte di un unico gruppo.
Penso che devono averne una voglia enorme, sarà che sto male, ma il pensiero di entrare dentro, farmi spazio fino agli stand, fare le code chilometriche, restare bloccato in tutte quelle persone, per ore e ore, non ce la faccio, non ce la posso fare.
Una voglia enorme, la gente che gira per Lucca si vede che ne ha voglia, che vuole divertirsi, che cerca cose che creano gioia, divertimento. Anche i cosplayer, che inizialmente per spocchia volevo mettere in un girone infernale scavando sotto il lago Dite e recuperando spazio sotto ai piedi di Lucifero, stanno cercando a loro modo di essere qualcosa.
Penso che mi trovo meglio a mescolarmi con questi che con quelli che vanno – per dire – al salone del libro di Torino. Mi sembra che questi ci vengano con più desiderio con più passione. Sono più protagonisti qua che nel salone passivo del libro. C’è roba più divertente e nuova qua a Lucca che a Torino. Poi guardo i numeri, a Torino nel 2018 erano 148.000, a Lucca 251.000.
A Lucca, dopo che cala il sole, si alza un vento gelido. Quando ero agli scout i non-scout ci prendevano per il sedere perché portavamo i pantaloncini corti. Qua vedo passare seminude Harley Quinn intirizzite che tremavano stringendosi le braccia per scaldarsi, cosplayer in minigonna avvolte in improvvisati maglioni per riprendere temperatura.
Siamo così umani, penso, guardo Elettra che guarda il cellulare senza campo poi alza la testa e mi dice qualcosa che non capisco.
Alla sera arriviamo in una piazzetta che non ritroverò mai più e trovo tante di quelle bancarelle di fumetti che, niente, il passato ritorna e non è cancellabile.
La mattina dopo entro a Lucca Games e sto male, proprio male. Inizio a girare e più giro più mi gira la testa, mi sento un rospo in gola e soffro caldo e freddo, insomma, ho una influenza e succede questa cosa che mentre io sono lì con l’influenza a girare tipo walking dead, a Lucca piove e – siccome il tendone di Lucca Games protegge dalla pioggia – insomma è pieno di gente, ma pieno pieno, pieno pieno pieno e io inizio a stare sempre peggio e sono anche circondato da tante tante persone che spingono urtano emettono calore parlano e io penso, basta non ce la faccio, me ne vado.
Purtroppo, e dico purtroppo, non ci riesco perché il tendone di Lucca Games è pieno di cose meravigliose, quindi giro di stand in stand e dico ora me ne vado e invece vedo ancora una cosa meravigliosa e quindi dico, vabbè non morirò mica se ne vedo ancora uno, e resto ancora e poi quando sto per crollare dico beh ora *davvero* me ne vado, e invece vedo ancora una cosa meravigliosa, insomma la cosa va così avanti che a un certo punto, se voi foste stati lì, avreste visto venerandi che posa lo zaino, per terra, posa la giacca, e si butta per terra e resta lì per un tempo considerevolmente lungo a ricaricare.
Perché lo stand di Lucca Games è davvero pieno di roba. Per un attimo, un breve attimo, ho anche provato l’ebrezza di riuscire a comprare una scatola usata di The Dark Tower, ma poi si era sbagliato e non ce lo avevano.
Librogame come piovesse, l’anno scorso l’avevo scritto che il 2019 sarebbe stato l’inizio del ritorno dei librogame e non mi ero sbagliato, avrò contato una decina di *collane* di librogame, non vecchi eh, scritti oggi, nuovi di pacca. Alcuni mi sono sembrati un po’ dei cloni di Lupo Solitario e simili, altri invece interessanti, come quello che ho preso per terzogenita che ha alcune idee di design davvero intriganti.
E poi rivistone di giochi di ruolo, set d&d in tre dimensioni con basi calamitate che solo a vederle mi sentivo un bambino (e me ne sono portata una a casa), dadi meravigliosi, rompicapi in legno e scatole magiche davvero ben fatte, una con i numeri binari l’ho presa per primogenito, gente che dipingeva, videogiochi con Salvini e librogame con Di Maio.
Ho avuto di nuovo l’impressione di un posto incredibilmente vivace, nonostante la costante riduzione a generi (fantasy, fantascienza…) le idee emergevano e ne facevano venire altre. Vedevi un manualone di millanta pagine di non so quale gioco di ruolo e lo sfogliavi con mappe e schede mostri e tutto e nella mia testa si aprivano tante idee di quello che si potrebbe fare usando certi canoni del gioco di ruolo portati fuori dal posto dove sono stati creati.
Ho anche avuto l’impressione che certe cose che con quintadicopertina avevamo fatto al salone del libro, nell’incomprensione generale, lì avrebbero funzionato benissimo.
Comunque lasciarmi in un posto del genere, solo, con un bancomat funzionante è stato un grosso errore.
Per fortuna la febbre mi ha inchiodato e alla fine non ho avuto più forze per tornare agli stand dove avevo visto cose da portarmi via.
Altra cosa interessante era vedere gli stand dei creatori dei giochi che presentavano queste cose che – se non le beccavi lì a Lucca – difficilmente le avresti trovate altrove e mi sono chiesto se non esistano eventi del genere anche per i videogiochi, fiere dove gli sviluppatori indie presentano i loro videogame di nicchia per scoprire cose fuori dal mainstream iperpompato.
Lasciando Lucca per tornare a Genova ho serbato l’idea di un luogo ormai pieno come un uovo in cui si rasenta l’invivibilità, ma nello stesso tempo estremamente dinamico, dove emerge una di quelle comunità immaginarie tanto care al nostro ultimo millennio, che però commercialmente e socialmente in qualche modo funziona e mantiene vive tecniche per immaginare cose, per raccontarle, per viverle in una forma ancora bottom-up, in cui i giocatori non sono l’ultimo anello di un mercato che cala le novità e i prossimi indirizzi dall’alto, ma dove è ancora possibile un interscambio virtuoso tra attori e produttori.
In realtà tornando da Lucca ho dormito in auto perché l’influenza mi aveva ucciso, ma ho sognato queste cose che ho scritto. Per fortuna l’auto era automatica e mi ha riportato correttamente a Genova.