Niente di personale

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In questo 2021 esce un mio secondo libro dopo “Il meccanismo della forchincastro” e la cosa è certo un segno della fine. Se il meccanismo è un romanzo di fantascienza, scritto e riscritto per decenni, “Niente di personale” appena uscito per Argo Libri è una raccolta di poesie che non ho mai scritto.

Tutto il libro è un copia e incolla intelligente (grazie a dio) di materiali che tracimano da internet: messaggi di spam, codici di errore di applicazioni, ads dei quotidiani online, chiavi di motori di ricerca. Anni, anche in questo caso, di copincolla a cui si aggiunge l’uso dell’informatica per smembrare la commedia dantesca e proporla come sezionata, lemma per lemma, ordinata alfabeticamente.

‘Niente di personale’ non ha niente di personalmente scritto da me, è il fascino che le parole generate per il grande altro e per il grande sé hanno quando diventano parole di una collettività così enorme. Il fascino che hanno fatto su di me mentre le leggevo e le ripensavo.

Riposizionandole, variandone la persona, dandogli spazio, mostravano il grande vuoto di chi le ha scritte, le ha propagate per milioni di utenti. “Niente di personale” è un grande scherzo, infinito, ma reale, uno di quegli scherzi boccacceschi che alla fine hanno delle vittime.

È un libro che non si può leggere e non si può non leggere senza provare un senso di frustrazione per tutto lo spazio occupato da quelle parole. Tutto lo spazio fisico, la carta, l’inchiostro. Durante il progetto con Valerio Cuccaroni ad un certo punto gli ho scritto e gli ho detto, guarda, ma questo progetto però in ebook non ha senso.

Questo libro, le sue parole, devono impattare lo spazio, devono consumare risorse. Nessuna di questa parole è stata pensata per essere stampata: sono tutte parole, migliaia di parole, che non sono state generate per rimanere davvero. Fanno parte della grande massa di testo generato per la rete, nella rete, nel digitale e che – per un attimo – ho fotografato per mostrarne la bestia generante dietro.

Devono bruciare carta, elettricità, devono mostrare che anche queste parole, queste query duecentesche, questa cieca ricerca del porno in rete, questo immaginario del consumo del prodotto, tutto questo mondo della parola digitale, muore. Può essere inchiodata. Anche il digitale è un relitto. Valerio ha capito.

Donald Datti quando gli ho parlato del progetto si è arrabbiato, mi ha detto, ma con tutte le poesie belle che hai, vai a pubblicare una cosa del genere. Fun fact: ho il log della chat da qualche parte. Potrei usarlo per farci qualcosa. Ma Donald aveva ragione. Perché non pubblicare le mie belle poesie, quelle che piacerebbero a parecchie persone?

Ecco: ho deciso di pubblicare queste cose perché, come le Poesie Elettroniche, penso che “Niente di personale” sia per metà un libro di poesie, vero, ma per metà sia un manifesto, un manuale d’uso. Uno strumento, una pinza, uno di quei ferri ondulati con cui si tolgono i copertoni dalle moto.

Di belle poesie è pieno il mondo. Preferisco che trovino dei grimaldelli, dei cacciaviti con cui smontare e rimontare l’universo lessicale, cose che gli facciano venire il mal di testa perché pensano troppo.

Il testo è in preordine qua. BTW da notare la strepitosa e divisiva copertina iridescente di Francesca Torelli.

22. ottobre 2021 by fabrizio venerandi
Categories: digitale & analogico, Il muscolo della poesia, Stampa analogica | Leave a comment

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