nanogenmo (e Flaubert)
È iniziata la sfida novembrina del Nanogenmo: scrivere un software che generi un racconto di almeno cinquantamila parole. Ne parleremo diffusamente su LEI. Quest’anno ho deciso di provare a partecipare anche io, for teh lulz, come si diceva qualche anno fa.
L’idea del nanogenmo flaubertiano è quella di Leon e Emma Bovary chiusi in una stanza che passano continuamente dall’amarsi all’odiarsi. Possono pensare cose, fare cose o dire cose, attingendo da una libreria di periodi presi e adattati da Madame Bovary e divisi per sentimento del personaggio.
Il passaggio da un sentimento all’altro è graduale, usando la funzione con cui si disegnano le texture dei marmi nei videogiochi (il perlin noise 1D). Qua invece delle sfumature del marmo ci sono le sfumature di sentimento di Emma e Leon.
Questo che segue è un frammento di una delle generazioni testuali a questo punto del lavoro di programmazione:
La signora Bovary vedeva nei suoi occhi pagliuzze dorate intorno alle pupille nere e sentiva il profumo della pomata che gli rendeva lustri i capelli. Si sentì presa dal languore, ricordò il Visconte che le aveva fatto ballare il valzer alla Vaubyessard, la barba di lui, che emanava lo stesso profumo di vaniglia e di limone dei capelli di Leon, e, senza volerlo, socchiuse le palpebre per aspirarlo meglio.
Emma era così carina! Léon ne aveva conosciute poche di un simile candore! Questo amore, non contaminato dal vizio, rappresentava per lui qualcosa di nuovo che, discostandosi dalle facili avventure cui era abituato, solleticava tanto il suo orgoglio quanto la sua sensualità.
Emma disse: Ti amo
Le circondò la vita con il braccio.
Questo diede l’impressione a Emma che il loro grande amore, nel quale viveva immersa, stesse diminuendo sotto di lei come l’acqua di un fiume assorbita dal letto in cui scorre, ed ella cominciò a scorgere il fango.
Leon disse: La notte, tutte le notti, mi alzavo, arrivavo fin qui, guardavo la sua casa, il tetto che brillava sotto la luna, gli alberi del giardino che si dondolavano sotto la sua finestra, e una lampada fioca, un bagliore che splendeva al di là dei vetri, nell’ombra.
Nessun uomo le era parso più bello di Léon. Il suo contegno attestava uno squisito candore. Abbassò le lunghe ciglia sottili e incurvate.
Leon si mise a riflettere: ‘Ha occhi capaci di penetrare nel cuore come succhielli. E quella carnagione chiara! Io adoro le donne con la pelle chiara!’
La signora Bovary riprese il braccio di Leon.
Leon disse: Sono sicuro che lei si sbaglia. Non vuole convincersi che vive nella mia anima come una madonna, su un piedistallo ben alto, solido e immacolato. Ma ho bisogno di lei per vivere. Ho bisogno di guardare i suoi occhi, di ascoltare la sua voce, di sapere che qualche volta pensa a me. Perché non vuole essere mia amica, mia sorella, il mio angelo?
Emma disse: Oh! Ma è perché ti amo!
Leon l’afferrò per il polso.
Emma disse: Quando suonerà mezzanotte penserai a me!
Leon disse: Non scherzi! Basta, basta per pietà! Mi permetta di rivederla… una volta… una sola.
Emma disse: Mi ami, piccolo?
Le circondò la vita con il braccio.
Emma lo trovava attraente e non riusciva ad allontanare da lui i propri pensieri; ne ricordava gli atteggiamenti in altre occasioni, le frasi che aveva detto, il suono della voce e la figura; e ripeteva il suo nome, protendendo le labbra come per un bacio.
Ridivenne di colpo rispettoso, carezzevole, timido. Le diede il braccio e si incamminarono sulla via del ritorno.
La signora Bovary vedeva nei suoi occhi pagliuzze dorate intorno alle pupille nere e sentiva il profumo della pomata che gli rendeva lustri i capelli. Si sentì presa dal languore, ricordò il Visconte che le aveva fatto ballare il valzer alla Vaubyessard, la barba di lui, che emanava lo stesso profumo di vaniglia e di limone dei capelli di Leon, e, senza volerlo, socchiuse le palpebre per aspirarlo meglio.
Leon disse: Immaginavo a volte che il caso l’avrebbe ricondotta a me. Ho creduto di riconoscerla agli angoli delle strade: e correvo accanto a tutte le carrozze dai cui finestrini svolazzasse una sciarpa, un velo simile al suo…
Emma disse: Oh! Ma è perché ti amo!
Emma era così carina! Léon ne aveva conosciute poche di un simile candore! Questo amore, non contaminato dal vizio, rappresentava per lui qualcosa di nuovo che, discostandosi dalle facili avventure cui era abituato, solleticava tanto il suo orgoglio quanto la sua sensualità.
Emma lo trovava attraente e non riusciva ad allontanare da lui i propri pensieri; ne ricordava gli atteggiamenti in altre occasioni, le frasi che aveva detto, il suono della voce e la figura; e ripeteva il suo nome, protendendo le labbra come per un bacio.
Leon pensava. ‘È molto carina la moglie del medico! Ha bei denti occhi neri, piedi minuscoli e una figuretta da parigina. Da dove diavolo è uscita, costei? E dove mai l’avrà trovata quel pezzo di malanno?’
‘Oh, Leon!’ sussurrò lentamente la giovane signora, abbandonandoglisi sulla spalla.
Leon disse: Cento volte sono stato deciso ad andarmene, ma, senza saperlo, la seguivo, e sono rimasto.
Tra sé e sé pensava:’Oh! Se il Cielo lo avesse voluto! Perché non è successo? Chi lo ha impedito?…’
Leon disse: Lei non mi respinge. Lei è buona, ha capito che io le appartengo! Mi permetta di guardarla, di contemplarla!
Emma si abbandonò contro la parete e si coprì gli occhi con una mano.
Leon disse: Sono sicuro che lei si sbaglia. Non vuole convincersi che vive nella mia anima come una madonna, su un piedistallo ben alto, solido e immacolato. Ma ho bisogno di lei per vivere. Ho bisogno di guardare i suoi occhi, di ascoltare la sua voce, di sapere che qualche volta pensa a me. Perché non vuole essere mia amica, mia sorella, il mio angelo?
Ella arrovesciò il collo candido, che un sospiro faceva palpitare, disfatta, in lacrime, con un lungo fremito, nascondendo il viso, e si abbandonò.
Léon sedeva sul pavimento, davanti a lei, appoggiava i gomiti sulle ginocchia, e la contemplava sorridendo e con il viso disteso.
Emma disse: Sei buono sei bello, sei intelligente, sei forte!
Leon disse: Immaginavo a volte che il caso l’avrebbe ricondotta a me. Ho creduto di riconoscerla agli angoli delle strade: e correvo accanto a tutte le carrozze dai cui finestrini svolazzasse una sciarpa, un velo simile al suo…
Emma lo trovava attraente e non riusciva ad allontanare da lui i propri pensieri; ne ricordava gli atteggiamenti in altre occasioni, le frasi che aveva detto, il suono della voce e la figura; e ripeteva il suo nome, protendendo le labbra come per un bacio.
Leon disse: Eccomi di nuovo qui.
La signora Bovary riprese il braccio di Leon.
Leon si mise a pensare: ‘Che pazzia! Come potevo illudermi di arrivare fino a lei?’
‘Sì, affascinante! Affascinante!… Amerà una donna? E chi?… Può amare soltanto me!’ si domandava.
Leon disse: Immaginavo a volte che il caso l’avrebbe ricondotta a me. Ho creduto di riconoscerla agli angoli delle strade: e correvo accanto a tutte le carrozze dai cui finestrini svolazzasse una sciarpa, un velo simile al suo…
La signora Bovary riprese il braccio di Leon.
Leon disse: Dammi un bacio, cara!
Emma disse: Portami con te! Rapiscimi!… Te ne supplico!
Léon declamava versi con una voce strascicata che diveniva diligentemente sospirosa nei punti in cui si parlava d’amore.
Quanto più Emma si rendeva conto di essere innamorata, tanto più cercava di respingere questo amore, di diminuirlo, perché nessuno potesse accorgersene.
Leon si mise a pensare: ‘Che pazzia! Come potevo illudermi di arrivare fino a lei?’
Tra sé e sé pensava:’Oh! Se il Cielo lo avesse voluto! Perché non è successo? Chi lo ha impedito?…’
Léon dietro a Emma che teneva il capo abbassato si chinò sul collo di lei e la baciò a lungo sulla nuca.
Emma lo trovava attraente e non riusciva ad allontanare da lui i propri pensieri; ne ricordava gli atteggiamenti in altre occasioni, le frasi che aveva detto, il suono della voce e la figura; e ripeteva il suo nome, protendendo le labbra come per un bacio.
Emma era così carina! Léon ne aveva conosciute poche di un simile candore! Questo amore, non contaminato dal vizio, rappresentava per lui qualcosa di nuovo che, discostandosi dalle facili avventure cui era abituato, solleticava tanto il suo orgoglio quanto la sua sensualità.
Emma disse: Ti amo tanto da non poter vivere senza di te, capisci? Certe volte provo un tale desiderio di vederti che mi sento lacerare da tutte le furie dell’amore. Mi domando: dov’è in questo momento? Forse con altre donne? Gli sorridono, lui si avvicina… Oh, no, non è possibile, ce n’è qualcuna che ti piace? Lo so, ce ne sono di più belle di me; ma io so amarti meglio! Sono la tua serva e la tua concubina! Tu sei il mio re, il mio idolo! Sei buono sei bello, sei intelligente, sei forte!
Leon disse: Che cos’hai? Ma che cos’hai? Calmati, cerca di riprenderti! Sai che ti amo!… vieni!
Emma si chinava verso l’amante e mormorava, quasi soffocata dal languore: ‘Oh! Non ti muovere! Non parlare! Guardami! C’è qualcosa di così dolce nei tuoi occhi, che mi fa un gran bene!’
Leon pensava. ‘È molto carina la moglie del medico! Ha bei denti occhi neri, piedi minuscoli e una figuretta da parigina. Da dove diavolo è uscita, costei? E dove mai l’avrà trovata quel pezzo di malanno?’
Quanto più Emma si rendeva conto di essere innamorata, tanto più cercava di respingere questo amore, di diminuirlo, perché nessuno potesse accorgersene.
Ridivenne di colpo rispettoso, carezzevole, timido. Le diede il braccio e si incamminarono sulla via del ritorno.
Emma non aveva un aspetto allegro: gli angoli della bocca erano segnati da quelle pieghe amare che caratterizzano il viso delle anziane zitelle e degli ambiziosi decaduti.
Leon disse: Sia tanto buona da soddisfare almeno un mio capriccio.
Emma disse: Sono la tua serva e la tua concubina! Tu sei il mio re, il mio idolo!
Leon pensava. ‘È molto carina la moglie del medico! Ha bei denti occhi neri, piedi minuscoli e una figuretta da parigina. Da dove diavolo è uscita, costei? E dove mai l’avrà trovata quel pezzo di malanno?’
Emma disse: Ti amo tanto da non poter vivere senza di te, capisci? Certe volte provo un tale desiderio di vederti che mi sento lacerare da tutte le furie dell’amore. Mi domando: dov’è in questo momento? Forse con altre donne? Gli sorridono, lui si avvicina… Oh, no, non è possibile, ce n’è qualcuna che ti piace? Lo so, ce ne sono di più belle di me; ma io so amarti meglio! Sono la tua serva e la tua concubina! Tu sei il mio re, il mio idolo! Sei buono sei bello, sei intelligente, sei forte!
Leon disse: Sia tanto buona da soddisfare almeno un mio capriccio.
Rimaneva affranta, ansimante, inerte, singhiozzando sommessamente e versando fiumi di lacrime.
Léon sedeva sul pavimento, davanti a lei, appoggiava i gomiti sulle ginocchia, e la contemplava sorridendo e con il viso disteso.
Emma si voltò verso di lui con un singhiozzo.
Leon ricominciò a parlarle del suo amore per lei.
‘Oh, Leon!’ sussurrò lentamente la giovane signora, abbandonandoglisi sulla spalla.
Leon disse: Sia tanto buona da soddisfare almeno un mio capriccio.
Emma disse: Ti amo tanto da non poter vivere senza di te, capisci?
Un unico desiderio faceva fremere a entrambi le labbra aride e, mollemente, senza sforzo, le loro dita si intrecciarono.
Emma disse: Mi ami?
Leon si mise a riflettere: ‘Ha occhi capaci di penetrare nel cuore come succhielli. E quella carnagione chiara! Io adoro le donne con la pelle chiara!’
Questo diede l’impressione a Emma che il loro grande amore, nel quale viveva immersa, stesse diminuendo sotto di lei come l’acqua di un fiume assorbita dal letto in cui scorre, ed ella cominciò a scorgere il fango.
Léon dietro a Emma che teneva il capo abbassato si chinò sul collo di lei e la baciò a lungo sulla nuca.
Emma lo trovava attraente e non riusciva ad allontanare da lui i propri pensieri; ne ricordava gli atteggiamenti in altre occasioni, le frasi che aveva detto, il suono della voce e la figura; e ripeteva il suo nome, protendendo le labbra come per un bacio.
Leon di tanto in tanto, si protendeva a prenderle la mano per baciarla.
Emma disse: Ti amo tanto da non poter vivere senza di te, capisci? Certe volte provo un tale desiderio di vederti che mi sento lacerare da tutte le furie dell’amore. Mi domando: dov’è in questo momento? Forse con altre donne? Gli sorridono, lui si avvicina… Oh, no, non è possibile, ce n’è qualcuna che ti piace? Lo so, ce ne sono di più belle di me; ma io so amarti meglio! Sono la tua serva e la tua concubina! Tu sei il mio re, il mio idolo! Sei buono sei bello, sei intelligente, sei forte!
Leon si mise a riflettere: ‘Ha occhi capaci di penetrare nel cuore come succhielli. E quella carnagione chiara! Io adoro le donne con la pelle chiara!’
Quanto più Emma si rendeva conto di essere innamorata, tanto più cercava di respingere questo amore, di diminuirlo, perché nessuno potesse accorgersene.
Leon disse: Non scherzi! Basta, basta per pietà! Mi permetta di rivederla… una volta… una sola.
La signora Bovary riprese il braccio di Leon.
Un unico desiderio faceva fremere a entrambi le labbra aride e, mollemente, senza sforzo, le loro dita si intrecciarono.
Emma disse: Sono la tua serva e la tua concubina! Tu sei il mio re, il mio idolo!
Emma era così carina! Léon ne aveva conosciute poche di un simile candore! Questo amore, non contaminato dal vizio, rappresentava per lui qualcosa di nuovo che, discostandosi dalle facili avventure cui era abituato, solleticava tanto il suo orgoglio quanto la sua sensualità.
‘Sì, affascinante! Affascinante!… Amerà una donna? E chi?… Può amare soltanto me!’ si domandava.
Cercò di non impaurirla con complimenti audaci. Si mantenne calmo, serio, malinconico.
Emma disse: Ti amo tanto da non poter vivere senza di te, capisci?
Leon ricominciò a parlarle del suo amore per lei.
Quanto più Emma si rendeva conto di essere innamorata, tanto più cercava di respingere questo amore, di diminuirlo, perché nessuno potesse accorgersene.
Leon disse: Sia tanto buona da soddisfare almeno un mio capriccio.
Emma si abbandonò contro la parete e si coprì gli occhi con una mano.
Leon si mise a riflettere: ‘Ha occhi capaci di penetrare nel cuore come succhielli. E quella carnagione chiara! Io adoro le donne con la pelle chiara!’
Questo diede l’impressione a Emma che il loro grande amore, nel quale viveva immersa, stesse diminuendo sotto di lei come l’acqua di un fiume assorbita dal letto in cui scorre, ed ella cominciò a scorgere il fango.
Emma era così carina! Léon ne aveva conosciute poche di un simile candore! Questo amore, non contaminato dal vizio, rappresentava per lui qualcosa di nuovo che, discostandosi dalle facili avventure cui era abituato, solleticava tanto il suo orgoglio quanto la sua sensualità.
Tra sé e sé pensava:’Oh! Se il Cielo lo avesse voluto! Perché non è successo? Chi lo ha impedito?…’
Leon disse: I nostri destini son forse ormai uniti?
Tra sé e sé pensava:’Oh! Se il Cielo lo avesse voluto! Perché non è successo? Chi lo ha impedito?…’
Leon ricominciò a parlarle del suo amore per lei.
Questo diede l’impressione a Emma che il loro grande amore, nel quale viveva immersa, stesse diminuendo sotto di lei come l’acqua di un fiume assorbita dal letto in cui scorre, ed ella cominciò a scorgere il fango.
Leon disse: Se ti amo! Se ti amo? Ma ti adoro, amore mio!
Emma disse: Ti amo tanto da non poter vivere senza di te, capisci?
Emma era così carina! Léon ne aveva conosciute poche di un simile candore! Questo amore, non contaminato dal vizio, rappresentava per lui qualcosa di nuovo che, discostandosi dalle facili avventure cui era abituato, solleticava tanto il suo orgoglio quanto la sua sensualità.
Quanto più Emma si rendeva conto di essere innamorata, tanto più cercava di respingere questo amore, di diminuirlo, perché nessuno potesse accorgersene.
Leon disse: Sia tanto buona da soddisfare almeno un mio capriccio.
Emma disse: Certe volte provo un tale desiderio di vederti che mi sento lacerare da tutte le furie dell’amore
Leon si mise a pensare: ‘Che pazzia! Come potevo illudermi di arrivare fino a lei?’
Emma si chinava verso l’amante e mormorava, quasi soffocata dal languore: ‘Oh! Non ti muovere! Non parlare! Guardami! C’è qualcosa di così dolce nei tuoi occhi, che mi fa un gran bene!’
Cercò di non impaurirla con complimenti audaci. Si mantenne calmo, serio, malinconico.
La signora Bovary riprese il braccio di Leon.
Leon pensava. ‘È molto carina la moglie del medico! Ha bei denti occhi neri, piedi minuscoli e una figuretta da parigina. Da dove diavolo è uscita, costei? E dove mai l’avrà trovata quel pezzo di malanno?’
Emma disse: Sono la tua serva e la tua concubina! Tu sei il mio re, il mio idolo!
Leon nascose sempre meno la propria indifferenza.
Emma pensò a Leon: era incapace di eroismo, debole, banale, più effeminato di una donna, avaro anche, e pusillanime.
Si passò la mano sul viso, quasi si sentisse stordito, poi la lasciò cadere su quella di Emma, che la ritrasse.
Emma, evitava di domandarsi se lo amasse. Era convinta che l’amore dovesse arrivare di colpo, accompagnato da luci e fragori, simile a un uragano celeste che piomba sulla vita, la sconvolge, travolgendo la volontà come foglie secche, e trascina ogni sentimento nell’abisso.
Leon aveva pensato: ‘Se è vero che mi ha amato fin dal primo giorno, la smania di rivedermi farà sì che mi ami ancora di più! E allora andiamo avanti così’.
Emma disse: Detesto i personaggi comuni e i sentimenti moderati, come quelli che si incontrano nella realtà.
Leon disse: Ho tanto sofferto! Spesso uscivo, me ne andavo, mi trascinavo sulle rive del fiume, mi stordivo al frastuono della folla senza riuscire a liberarmi dall’ossessione che mi perseguitava.
Emma pensò a Leon: era incapace di eroismo, debole, banale, più effeminato di una donna, avaro anche, e pusillanime.
Si passò la mano sul viso, quasi si sentisse stordito, poi la lasciò cadere su quella di Emma, che la ritrasse.
Emma era in piedi; i grandi occhi ardenti lo guardavano seri e quasi terribili. Poi le lacrime li offuscarono, le palpebre rosate si abbassarono, abbandonò le mani e Léon stava per baciarle.
Poiché labbra viziose o venali gli avevano mormorato frasi simili, non attribuiva molta importanza al candore di Emma.
Emma l’ascoltava a capo chino, smuovendo con la punta del piede le schegge di legno, per terra.
Leon disse: È piacevole, in mezzo alle disillusioni della vita, poter rivolgere i propri pensieri su nobili figure, affetti puri e immagini di felicità.
Emma disse: Mi dimenticherà, passerò come un’ombra.
Si passò la mano sul viso, quasi si sentisse stordito, poi la lasciò cadere su quella di Emma, che la ritrasse.
‘Tanto non mi ama più’, pensava.
Leon nascose sempre meno la propria indifferenza.
Emma disse: Siete tutti infami!
Léon aveva posato un piede su un piolo della sedia sulla quale stava seduta la signora Bovary.
Emma pensò a Leon: era incapace di eroismo, debole, banale, più effeminato di una donna, avaro anche, e pusillanime.
Leon si era sentito dire tante volte tutte queste cose che ormai non avevano per lui più niente di originale. Emma non era diversa dalle altre amanti, e il fascino della novità, cadendo a poco a poco come un abito, metteva a nudo l’eterna monotonia della passione, che ha sempre le stesse forme e lo stesso linguaggio.
Emma pensò a Leon: era incapace di eroismo, debole, banale, più effeminato di una donna, avaro anche, e pusillanime.
Leon disse: E io che cosa ci posso fare?
Emma era in piedi; i grandi occhi ardenti lo guardavano seri e quasi terribili. Poi le lacrime li offuscarono, le palpebre rosate si abbassarono, abbandonò le mani e Léon stava per baciarle.
Poiché labbra viziose o venali gli avevano mormorato frasi simili, non attribuiva molta importanza al candore di Emma.
Emma l’ascoltava a capo chino, smuovendo con la punta del piede le schegge di legno, per terra.
L’uomo non le diceva più, come un tempo, quelle parole dolci che la facevano piangere, né aveva per lei quelle travolgenti carezze che la facevano impazzire di passione.
Emma era in piedi; i grandi occhi ardenti lo guardavano seri e quasi terribili. Poi le lacrime li offuscarono, le palpebre rosate si abbassarono, abbandonò le mani e Léon stava per baciarle.
Leon aveva pensato: ‘Se è vero che mi ha amato fin dal primo giorno, la smania di rivedermi farà sì che mi ami ancora di più! E allora andiamo avanti così’.
Emma pensò a Leon: era incapace di eroismo, debole, banale, più effeminato di una donna, avaro anche, e pusillanime.
Poiché labbra viziose o venali gli avevano mormorato frasi simili, non attribuiva molta importanza al candore di Emma.
‘Tanto non mi ama più’, pensava.
Leon disse: Ebbene?…
Emma disse: Lasciami, mi sciupi il vestito.
Leon aveva pensato: ‘Se è vero che mi ha amato fin dal primo giorno, la smania di rivedermi farà sì che mi ami ancora di più! E allora andiamo avanti così’.
Si mossero uno verso l’altra: lui tese la mano, la signora Bovary esitò.
Leon disse: Ho tanto sofferto! Spesso uscivo, me ne andavo, mi trascinavo sulle rive del fiume, mi stordivo al frastuono della folla senza riuscire a liberarmi dall’ossessione che mi perseguitava.
Quando Léon pronunciò queste parole Emma si alzò per andarsene e rispose: ‘Eh!, no! E lo sa benissimo. È una cosa impossibile!’
Leon pensò: ‘Come mi annoio!’
Emma disse: Che bambino! Via, dobbiamo essere saggi. Desidero così!
Leon disse: È necessario ridimensionare i discorsi esagerati che spesso nascondono sentimenti mediocri.
Emma disse: Povero amico mio.
L’uomo non le diceva più, come un tempo, quelle parole dolci che la facevano piangere, né aveva per lei quelle travolgenti carezze che la facevano impazzire di passione.
Emma disse: Che bambino! Via, dobbiamo essere saggi. Desidero così!
Leon taceva.
Emma l’ascoltava a capo chino, smuovendo con la punta del piede le schegge di legno, per terra.
Leon taceva.
Emma disse: Che bambino! Via, dobbiamo essere saggi. Desidero così!
Léon aveva posato un piede su un piolo della sedia sulla quale stava seduta la signora Bovary.
Emma l’ascoltava a capo chino, smuovendo con la punta del piede le schegge di legno, per terra.
Leon aveva pensato: ‘Se è vero che mi ha amato fin dal primo giorno, la smania di rivedermi farà sì che mi ami ancora di più! E allora andiamo avanti così’.
Emma era in piedi; i grandi occhi ardenti lo guardavano seri e quasi terribili. Poi le lacrime li offuscarono, le palpebre rosate si abbassarono, abbandonò le mani e Léon stava per baciarle.
Leon pensò: ‘Come mi annoio!’
Emma disse: Ah! Léon!… Veramente… io non so… se devo…
Leon disse: Ma sì ti amo!
Emma disse: Ebbene?…
Leon disse: È necessario ridimensionare i discorsi esagerati che spesso nascondono sentimenti mediocri.
‘Tanto non mi ama più’, pensava.
Leon nascose sempre meno la propria indifferenza.
‘Tanto non mi ama più’, pensava.
Poiché labbra viziose o venali gli avevano mormorato frasi simili, non attribuiva molta importanza al candore di Emma.
Emma, evitava di domandarsi se lo amasse. Era convinta che l’amore dovesse arrivare di colpo, accompagnato da luci e fragori, simile a un uragano celeste che piomba sulla vita, la sconvolge, travolgendo la volontà come foglie secche, e trascina ogni sentimento nell’abisso.
L’uomo non le diceva più, come un tempo, quelle parole dolci che la facevano piangere, né aveva per lei quelle travolgenti carezze che la facevano impazzire di passione.
Emma, evitava di domandarsi se lo amasse. Era convinta che l’amore dovesse arrivare di colpo, accompagnato da luci e fragori, simile a un uragano celeste che piomba sulla vita, la sconvolge, travolgendo la volontà come foglie secche, e trascina ogni sentimento nell’abisso.
Leon taceva.
Era costretta a confessare di non provare niente di straordinario.
Leon nascose sempre meno la propria indifferenza.
Emma disse: Detesto i personaggi comuni e i sentimenti moderati, come quelli che si incontrano nella realtà.
L’uomo non le diceva più, come un tempo, quelle parole dolci che la facevano piangere, né aveva per lei quelle travolgenti carezze che la facevano impazzire di passione.
Emma l’ascoltava a capo chino, smuovendo con la punta del piede le schegge di legno, per terra.
Leon disse: È necessario ridimensionare i discorsi esagerati che spesso nascondono sentimenti mediocri.
Si mossero uno verso l’altra: lui tese la mano, la signora Bovary esitò.
Poiché labbra viziose o venali gli avevano mormorato frasi simili, non attribuiva molta importanza al candore di Emma.
Emma l’ascoltava a capo chino, smuovendo con la punta del piede le schegge di legno, per terra.
Leon disse: Pensi di avermi preso vergine?
Si mossero uno verso l’altra: lui tese la mano, la signora Bovary esitò.
Leon disse: Ma tu sei proprio pazza! Ti pare possibile?
Era costretta a confessare di non provare niente di straordinario.
Leon nascose sempre meno la propria indifferenza.
Emma disse: Siete tutti infami!
Leon si era sentito dire tante volte tutte queste cose che ormai non avevano per lui più niente di originale. Emma non era diversa dalle altre amanti, e il fascino della novità, cadendo a poco a poco come un abito, metteva a nudo l’eterna monotonia della passione, che ha sempre le stesse forme e lo stesso linguaggio.
Emma disse: Ah! Léon!… Veramente… io non so… se devo…
Leon disse: Pensi di avermi preso vergine?
Emma disse: Basta!
Leon disse: E io che cosa ci posso fare?
Emma, evitava di domandarsi se lo amasse. Era convinta che l’amore dovesse arrivare di colpo, accompagnato da luci e fragori, simile a un uragano celeste che piomba sulla vita, la sconvolge, travolgendo la volontà come foglie secche, e trascina ogni sentimento nell’abisso.
Leon pensò: ‘Come mi annoio!’
Emma tentò di liberarsi ma senza energia.
Leon aveva pensato: ‘Se è vero che mi ha amato fin dal primo giorno, la smania di rivedermi farà sì che mi ami ancora di più! E allora andiamo avanti così’.
Emma l’ascoltava a capo chino, smuovendo con la punta del piede le schegge di legno, per terra.
Leon disse: Spesso le scrivevo e poi strappavo sempre le lettere.
Emma disse: Ebbene?…
Leon disse: Ma sì ti amo!
Emma tentò di liberarsi ma senza energia.
Leon nascose sempre meno la propria indifferenza.
Emma disse: Suvvia, va bene, ora vattene.
Leon disse: Spesso le scrivevo e poi strappavo sempre le lettere.
Emma disse: Cos’è che ti turba? Dimmelo.
Leon nascose sempre meno la propria indifferenza.
Era costretta a confessare di non provare niente di straordinario.
Léon aveva posato un piede su un piolo della sedia sulla quale stava seduta la signora Bovary.
‘Tanto non mi ama più’, pensava.
E voi, non partecipate?