Niente di personale su La balena bianca

Segnalo che Roberto Batisti ha scritto su La balena bianca una recensione del mio ultimo libro di poesie acreative, Niente di Personale. La recensione è molto puntuale e generosa.

C’è un punto che mi ha interessato, forse uno dei più critici nei confronti del mio lavoro:

In un mondo di digital humanities, quella di Venerandi (e di Perrin) può sembrare la parodia di certa critica neopositivistica che fa analisi lessicostatistiche sui corpora. Ma, come nota Julian Barnes a proposito della fatica di Perrin, si tratta di un’operazione «vaguely witty, yet mind-numbingly useless», perché, a differenza degli indici effettivamente concepiti come strumenti di lavoro per gli studiosi, omette i luoghi testuali: possiamo imparare che Flaubert usa ecchymoses una volta in tutta la Bovary, e adultère(s) undici volte, ma non dove li usa; Venerandi ci insegna che nel poema dantesco abbiamo un pelato e due Argo – ma dove?

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È vero, è useless sapere che c’è un solo pelato all’interno della Commedia. Non voglio qua rispondere alla critica di Roberto Batisti, quando ragionarci sopra. È possibile creare un Words from the afterlife che comprenda anche le coordinate spaziali di ogni singolo lemma, permettendo virtualmente di ripristinare la versione originale?

In realtà sì, ed è anche piuttosto semplice. È sufficiente scrivere un piccolo script che prenda i versi della Commedia uno a uno, li splitti in singoli lemmi e inserisca questi ultimi in una lista memorizzando per ogni singolo lemma anche il numero della cantica, il numero del canto, il numero del verso e la posizione ordinale della parola all’interno del verso. Poi si potrebbe riposizionarli in ordine alfabetico specificando anche la posizione di partenza, qualcosa del tipo:

città [1,1,126,7] città [1,1,128,5] città [1,3,1,8] …

In questo modo ogni singolo lemma o segno grafico avrebbe le sue coordinate spaziali che potrebbero permettere ad un lettore (o al suo codice) di riscrivere la Commedia a ritroso, partendo dalle sue parti per ottenere di nuovo l’insieme originario.

Ma – a questo punto – perché ricostruirla come era in origine? Sarebbe più sfidante creare un algoritmo che prenda le parole della Commedia di Dante e ne scriva una diversa. Uno script che sia in grado di costruire nuovi endecasillabi in terzine a rima incatenata a partire dai lemmi e dai segni grafici dell’originale dantesco.

Una nuova cattedrale intimamente fake, divisa nelle tre cantiche, nei cento canti, ma ugualmente useless perché (molto facilmente) nonsense.

Have fun.

17. maggio 2022 by fabrizio venerandi
Categories: digitale & analogico, Il muscolo della poesia, Pagine di letteratura elettronica | Leave a comment

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