Europa, tolleranza, razze
[materiali per una UDA sull'identità cristiana dopo l'anno mille]
Le leggi su ebrei, musulmani ed eretici dopo la reconquista spagnola
Dalle leggi di Alfonso X sugli ebrei
Gli ebrei dovrebbero passare la loro vita tra i cristiani in silenzio e senza disordine, praticando i propri riti religiosi e non parlando male della fede di Nostro Signore Gesù Cristo, che i cristiani riconoscono. Inoltre, un ebreo dovrebbe stare molto attento a evitare di predicare o convertire qualsiasi cristiano, al fine di farlo diventare un ebreo, esaltando la propria fede e denigrando la nostra. Chi viola questa legge sarà messo a morte e perderà tutte le sue proprietà.
In passato gli ebrei erano molto onorati e godevano di privilegi sopra tutte le altre razze, poiché solo loro erano chiamati il Popolo di Dio. Ma per la ragione che rinnegarono Colui che li aveva onorati e dato loro privilegi e invece di mostrarGli riverenza Lo umiliò, mettendolo vergognosamente a morte sulla croce, era giusto ed è giusto che, a causa del grande crimine e malvagità che avevano commesso, perdessero gli onori e i privilegi di cui godevano.
Quando un cristiano è così sfortunato da diventare ebreo, ordiniamo che sia messo a morte come se fosse diventato un eretico; e decretiamo che la sua proprietà sarà gestita nello stesso modo in cui abbiamo dichiarato che dovrebbe essere fatta con quella degli eretici.
Molti crimini e cose oltraggiose si verificano tra cristiani ed ebrei perché vivono insieme nelle città e si vestono allo stesso modo; e al fine di evitare le offese e i mali che si verificano per questo motivo, riteniamo appropriato e ordiniamo che tutti gli ebrei, maschi e femmine, che vivono nei nostri domini, portino un segno distintivo sulle loro teste in modo che le persone possano chiaramente riconoscere un ebreo o un’ebrea; e ogni ebreo che non porta un tale marchio, pagherà per ogni volta che sarà trovato senza di esso dieci maravedi d’oro; e se non ha i mezzi per farlo, riceverà dieci frustate per la sua colpa.
Dalle leggi di Alfonso X sui musulmani
Noi decretiamo che tutti i musulmani dovrebbero vivere tra i Cristiani nello stesso modo che abbiamo detto debbano farlo gli ebrei, osservando le loro leggi e non insultando le nostre. I musulmani, comunque, non devono avere moschee nelle città cristiane o fare sacrifici in presenza di persone. Le moschee che avessero posseduto in precedenza appartengono al re.
I cristiani dovrebbero cercare di convertire i musulmani invitandoli a credere la nostra religione con parole dolci e discorsi piacevoli, non con violenza e forza, perché se il signore nostro Dio volesse costringerli, lo farebbe da solo perché ha piena forza per farlo. Ma non è contento se una conversione avviene per paura, ma vuole che avvenga volontariamente e senza costrizioni.
Gli uomini talvolta diventano pazzi e perdono la loro prudenza e la capacità di capire le cose, come conseguenza, queste persone sfortunate perdono la fede di nostro Signore Gesù Cristo e diventano musulmane. Noi ordiniamo che chi sia colpevole di questo peccato perda tutti i suoi possedimenti, tutto quello che ha venga dato ai suoi figli se rimangono nella nostra fede e non vi rinunciano. In aggiunta di questo, se qualcuno che ha fatto questa offesa viene trovato in qualche parte del nostro regno, deve essere messo a morte.
Dalle leggi di Alfonso X sugli eretici
Eresia, in latino, significa una separazione e un eretico deriva il suo nome da questa etimologia perché è separato dalla fede cattolica dei cristiani; e nonostante ci siano diversi tipi di eretici, i principali sono soltanto due. Il primo include tutte le credenze che un uomo ha che non siano d’accordo con la vera fede che la Chiesa di Roma ordina di conoscere e osservare; la seconda include l’incredulità con cui alcuni uomini malvagi e senza fede si divertono: quelli che pensano che l’anima muoia con il corpo, e che un uomo non verrà ricompensato o punito nel prossimo mondo per le cose buone o malvagie che ha compiuto in questo; e quelli che hanno questa opinione sono peggiori che le bestie. Grande danno riceve un paese dagli eretici di ogni specie, per il loro continuo tentativo di corrompere le menti degli uomini e portarli in errore.
Gli eretici possono essere accusati da chiunque davanti a un giudice che lo esaminerà con gli articoli della fede e dei sacramenti, e se sarà scoperto che gli accusati stanno divergendo con quello che dice la chiesa di Roma, allora bisogna cercare di convertirli, con buoni argomenti e parole gentili, e se si riconciliano con la chiesa devono essere perdonati.
Se non hanno il coraggio di abbandonare la loro ostinazione devono essere condannati come eretici, portati davanti a un giudice di legge. Se l’eretico è un predicatore, o quello che è chiamato un “confortatore”, deve essere bruciato vivo. Se non è un predicatore ma soltanto uno che ci credeva, ordiniamo che sia messo a morte nello stesso modo.
Il comportamento dei genovesi nei confronti degli ebrei espulsi dalla Spagna, dopo la reconquista.
Quando l’editto di espulsione venne conosciuto negli altri paesi, vascelli vennero da Genova per portare via gli ebrei. L’equipaggio di questi vascelli, però, si comportò in maniera maliziosa e meschina nei confronti degli ebrei, li derubò e vendette alcuni di loro al famoso pirata di quel tempo che era chiamato il Corsaro di Genova. A quelli che riuscirono a fuggire ed arrivare fino a Genova la popolazione si mostrò priva di pietà, li oppresse e li derubò e la crudeltà di quei cuori malvagi fu così profonda che arrivarono a strappare i bambini dal seno delle loro madri.
Sulla presenza degli schiavi a Venezia, una testimonianza di Petrarca
Recenti sono però quelle [sventure] della Scizia [tra il Danubio e il Don] dalla quale, come per il passato qui venivano ogni anno molte navi cariche di frumento, così vediamo ora molte approdarne piene di schiavi, che gli stessi loro genitori stretti dal bisogno vendono a prezzo. E tu già vedi per le vie di questa bella città vagare errante una turba di servi dell’uno e dell’altro sesso e, come torbido torrente si mesce alle acque di limpido fiume, portare in giro per tutto la bruttura e la deformità della scitica razza; che se ai compratori piacesse come piace agli occhi miei, non s’affollerebbe tale brutta gioventù per queste strette contrade, né rattristerebbe con la sua vista spiscevole il forestiero avvezzo ad aspetti migliori; ma nella petrosa scitica terra da Ovidio descritta carpirebbe coll’unghie e co’ denti l’erba che rara spunta in quel suolo infecondo.
[fonti: Leggi di Alfonso X, estratti e traduzione mia, The Jew in the Medieval World traduzione mia, A Guido Sette, arcivescovo in Genova, di come le cose del mondo vadano di male in peggio, Petrarca]