L’album delle foto reloaded
Ho trovato questa vecchia Polaroid di me e mio fratello quando io avevo circa dodici anni e lui cinque meno di me, forse io qualcosa di più, lui qualcosa di meno, e nostro padre ci aveva portato dietro casa, in una piccola collinetta vicino al cimitero dove era caduta la neve e noi ci eravamo divertiti a tirarci le palle.
A Sant’Olcese, dove abitavamo allora, nevicava tutti gli anni e la zona sopra casa nostra, dal cimitero, era sempre piena di neve e lì vicino c’era uno slargo con degli alberi e un piccolo prato dove si poteva andare.
A un certo punto nostro padre ci aveva chiesto di metterci in posa e ci aveva fotografato con la Polaroid che aveva all’epoca, mi pare che fosse una Polaroid.
Aveva fatto un po’ di scatti e molti anni dopo, quando ormai ero adulto, mi erano capitati fra le mani e avevo rivisto questi due tipi dallo sguardo un po’ imbronciato, io un po’ sorridente, Ivano sempre molto serio e concentrato e così stasera, non avendo le foto, ho chiesto all’intelligenza artificiale di ricrearla dai miei ricordi ed è quella che ho ritrovato, nella memoria, e che vedete qua sopra.
L’originale non era esattamente così, mio padre aveva inquadrato più cose e quindi noi eravamo più piccoli e indistinguibili, la foto era anche più sgranata, io tenevo poi in mano una palla di neve e facevo finta di lanciarla contro Ivano.
Ma questo potrebbe benissimo essere uno scatto ulteriore di quel pomeriggio fuori delle mura del cimitero. Ed è qua una delle inversioni possibili: non usare le immagini per ricordare qualcosa di passato, ma usare i ricordi del passato per creare immagini di una adulterazione di quello che siamo già stati.
La riprogrammazione di una memoria innestata, tipico topos del mondo della fantascienza, è stato subappaltato e possiamo gestircelo da soli.
Potrei adesso mettermi qua e partendo da zero ricreare un album dei ricordi della mia vita, facendo generare le immagini all’intelligenza artificiale, scaricarle, stamparle e poi attaccarle nel mondo fisico alla carta, mostrarlo ai figli e ai nipoti.
La mia infanzia nell’entroterra genovese, le giornate al classico a Genova, il mio periodo dark, le aule magne dell’Università di Lettere, i lavori sui Macintosh, ricostruire tutto, la mia famiglia e fare una perfetta opera di fake, però assolutamente vera.
Non un fake quindi, ma una revisione. Un perfezionamento della memoria dove restano solo le cose iconiche, quelle che funzionano meglio e che sono facili da ricordare, come i sette re di Roma.
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