Alterlinus
Mi lamentavo qualche tempo fa della mancanza di riviste di fumetti contenitore, quelle con cui ero cresciuto negli anni novanta leggendo materiali tra i più disparati e che – mi rendo conto oggi – fanno parte del mio dna estetico.
Ecco, da ottobre scorso questa lamentazione si è spenta perché è nato sotto la conduzione di Igor Tuveri Alterlinus, un corposo trimestrale contenitore di fumetti, anche lunghi, che promette molto bene.
La prima impressione è quella di trovarsi di nuovo di fronte al format delle riviste che leggevo negli anni novanta, Comic Art, Corto Maltese, Nova Express, Mangazine, l’Eternauta che offrivano ogni mese autori di rilievo dal mondo dei fumetti e che mi hanno permesso di scoprire e leggere autori come Crepax, Moebius, Moore, Hernandez, McKean, Shirow e tanti tanti altri.
Storie a volte autoconclusive, ma corpose, altre volte addirittura a puntate per diversi numeri. È un format che era sparito con la crisi e il crollo della seconda metà degli anni novanta e che non era più tornato.
E – leggendo questi primi due numeri di Alterlinus – questo format sembra funzionare ancora. Le storie che ho letto sono buone, interessanti. È un fumetto d’autore con alcune tavole davvero belle che sono e una gioia per gli occhi, quando ti fermi dal leggere la storia e ti metti lì a rivedere tutti i particolari del disegno di una vignetta. C’è del bel materiale.
Certo, come in tutto le cose ci sono anche punti di criticità (prevalgono narrazioni di impianto storico, lo stile di diversi disegnatori è elegante ma anche piuttosto tradizionale ed è curiosamente ridotto il genere fantastico), ma è un po’ una caratteristica (e un rischio) di questo tipo di format.
Perché poi questo tipo di rivista “costringe” a leggere anche i fumetti che non piacciono. Almeno io, alla prima lettura, leggo tutto e torno su quelli che sono più in linea con i miei gusti. Ma poi, in seconda battuta, ripasso anche gli altri, anche solo per confermarmi che non mi piacciono, per farmi domande sul perché di una scelta di un certo colore o per il lettering. O per apprezzarne magari un certo particolare, o per capire meglio *perché* non mi piacciono.
Senza arrivare al masochismo di leggere una rivista fatta tutta di fumetti che non mi piacciono, ovviamente. Molte interruzioni di riviste che seguivo negli anni novanta sono arrivate quando la scelta della redazione superava il punto critico di tolleranza.
È un rischio come dicevo, ma penso che questo modello di rivista contenitore di fumetti abbia questo pregio didattico, di mettere sul campo una “satura” di stili, design, immaginari diversi, costringendo il lettore ad amare ed odiare, ma in questo amore e odio comunque ad arricchirsi culturalmente del fumetto tutto.
A marzo dovrebbe uscire il terzo numero e consiglio a chi ama i fumetti di darci una occhiata.
Grazie della segnalazione … vediamo se riesco a recuperare qualcosa.