Selfie, BBS e voglia di esistere
La voglia di mettersi davanti al computer e fare selfie delle proprie idee per condividerle con il mondo c’è sempre stata, fa parte della natura della telematica.
Fine anni ottanta, quando ancora internet in Italia era da venire, ci si collegava alle BBS locali e si scrivevano messaggi, si cazzeggiava, si discuteva, si trollava anche e si imbastivano storie di quella che oggi chiameremmo “scrittura condivisa” (nella foto, l’inizio del Libro telematico di Elios BBS, annus domini 1989).
Io capisco benissimo i ragazzi persi negli smartphone e affascinati dalle notifiche e impegnati a comunicare con immagini e video quello che sono o che vorrebbero essere, perché anche io l’ho sempre fatto con ogni mezzo digitale mi capitasse sotto le mani.
Impedire a loro di farlo non è tanto una castrazione, quanto una castroneria: semmai dobbiamo insegnare loro a farlo al meglio, a farlo diventare una strumento davvero creativo, comunicativo e – perché no – anche commerciale.
Mostrare che comunicare è un gran casino e bisogna saperlo fare bene per non finire nel normalizzante brusio sistemico – quello sì – tossico da cui traggono vantaggio solo le grande aziende transnazionali del digitale.