Wilma o la farsa della verità collettiva
Esce oggi Wilma di Silvia Cassioli, che avevo avuto la fortuna di leggere in anteprima il mese scorso. Riporto la recensione a caldo che avevo scritto sui social a inizio mese. Buona lettura (del libro soprattutto, non della recensione).
Ho letto in questi ultimi giorni Wilma di Silvia Cassioli, libro in uscita per Il Saggiatore a settembre. È un testo che racconta un episodio di cronaca nera degli anni cinquanta, la morte di una ragazza e l’eco mediatica, politica e processuale che ne seguì.
Faccio una premessa: in genere non leggo narrativa di questo tipo perché non ho interesse per la cronaca nera e per i libri che fanno letteratura su questi avvenimenti. Niente di personale, gusti miei.
Il libro in questione però è una eccezione e ne sto scrivendo per diversi motivi.
Il primo perché ha una progettazione e una costruzione narrativa davvero eccezionale. Le prime duecento pagine sono davvero brillanti. L’idea, che mi ha affascinato, è quella di costruire tutta la prima parte del romanzo come se fosse (quasi) un testo di uncreative writing.
L’autrice è inizialmente invisibile e a parlare sono i “copincolla” delle fonti dell’epoca, giustappuntate in modo da non creare un insieme armonico, anzi, ma tese a “sparare” in faccia al lettore informazioni e dati tra di loro incoerenti e che richiedono da subito un lavoro di discernimento da parte di chi legge.
Il romanzo quindi, anche visivamente, si presenta a piccoli blocchi informativi, con segnalata per ogni blocco la fonte.
Ecco, la seconda cosa che ritengo brillante in questa costruzione è che non ho avuto nessuna difficoltà a leggere un romanzo di questo tipo perché questo tipo di linguaggio è il normale trovare e vagliare le informazioni della rete oggi.
Cassioli ha riscritto una storia di cronaca degli anni cinquanta con le modalità strutturali che utilizzeremmo oggi con una ricerca su Google, su Facebook o su Twitter.
E la terza cosa interessante è che Cassioli, a mio parere, parla del caso di Wilma Montesi, ma per descrivere delle meccaniche informative e mediatiche che sono quelle che oggi infestano i social e l’informazione in rete. Quello che viene descritto del caso della Montesi succede ogni giorno su Facebook. Le storie personali vengono prese, maltrattate, reinventate, rimasticate, usate come materiale per vendere informazione, per tenere vivo il dibattito e tenere in circolo tutto il circo social/giornalistico.
È un libro che usa un avvenimento di cronaca degli anni cinquanta come proto-modello di quello che è poi diventata la prassi informativa tossica della junk-information che divoriamo ogni giorno qua dentro.
La quarta cosa interessante è che poi, piano piano, l’autrice entra dentro il libro. Inizia a mescolare alle fonti dirette fonti che sono chiaramente false, fonti derivate dalle fonti primarie e che l’autrice allestisce per noi. Una dichiarazione ufficiale genera, come una spora, dialoghi mai avvenuti ma probabilisticamente successi. La scrittrice prende il posto dell’intelligenza artificiale per scrivere pezzi di storia desunta, il tutto per mostrare l’assurdità e la pochezza di tutto l’impianto informativo e giudiziario.
Questo su Wilma – da un certo punto di vista – è un libro che racconta il fatto un cronaca ma contestualmente lo parodizza, mette alla berlina i personaggi, si mette dalla parte del lettore per ridere, anche a denti stretti, di quello che avviene dall’altra parte della storia.
Perché alla fine – ed è anche questo un elemento di continuità con l’informazione-chiacchiericcio di quest’era social – alla fine non si arriva ad un punto fermo. Le cinquecento e rotte pagine della narrazione finiscono perché il tempo è passato, le cose sono cambiate, i focus si sono spostati su altre cose e quello che è stato ormai è un relitto.
Tutto è stato macinato, tutto è stato divorato e alla fine il lettore si trova di fronte a nuove architetture, ristrutturazioni e ricordi di cose che ormai non servono più a nessuno. Un giallo senza soluzione e senza che nessuno senta più il bisogno di risolverlo, se non con altra fiction, altra invenzione.
Quindi? Consiglio di tenerlo d’occhio a settembre perché ci sono parecchi spunti interessanti dentro (e penso anche a livello didattico nel mondo scuola).