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pensare gli ebook ascoltando generative music
Qualche tempo fa su facebook era nata l’ennesima discussione sulla natura degli ebook: sono solo libri di carta o devono/possono essere qualcosa di diverso? Tra le tesi proposte dalle controparti c’era quella della musica: la digitalizzazione della musica non ha cambiato il modo con cui noi oggi ascoltiamo la nona di Beethoven, ergo anche l’ebook non cambierà il modo con cui si legge un libro.
Non entro questa volta nel merito della discussione, ma la prendo come spunto per indicare tre piccoli esempi di un aspetto interessante della musica digitale, ovvero quella della generative music.
Per generative music si intende la creazione di opere musicali la cui esecuzione, in un certo senso, avviene nel momento dell’ascolto. Non scrivo le note che devono essere eseguite, ma programmo un computer affinché esegua una certa partitura seguendo determinate regole, in modo che l’esecuzione naturalmente cambi nel corso del tempo.
In Tender Metal di Gwilym Gold, abbiamo un onesto lavoro di pop-ambient elettronico in cui ogni riproduzione si differenzia leggermente dalla precedente: cambiano gli arrangiamenti, la lunghezza dei brani (in alcuni casi costruendo loop infiniti, letteralmente, si è costretti a spegnere, come la 1-bit symphony), talvolta addirittura la struttura con incisi, cantati e cori che appaiono inaspettatamente e non tornano più negli ascolti successivi. Un lavoro incredibilmente avanti con i tempi, dato il genere.
Altra interpretazione è l’applicazione per Android Color Sounds dove viene attivata la telecamera dello smartphone e intercettati i colori primari per una generazione continua di pattern sonori derivati dai colori inquadrati. Camminando o ponendo lo smartphone in modo che inquadri elementi in movimento, il suono generato varierà per timbriche e volume, mentre si perderà in loop infiniti quando andrà a fissare elementi statici.
Diverso il gioco del mixer di Mixtikl. In questo caso il programma si presenta come un normale mixer digitale di pattern pregenerati. Soltanto che i pattern non sono file audio, ma codici di generative music che possono essere mixxati per creare ambienti sonori in continua mutazione. Mi è capitato di inserire una semplice batteria e un pianoforte che ripetevano un pattern sempre uguale che – dopo un po’ – non era più così tanto uguale. La batteria variava qua e là la percussione e il pianoforte aggiungeva note e variava il tempo di esecuzione.
Cosa c’entra tutto questo con gli ebook? C’entra se consideriamo quello che sta avvenendo nel digitale come un movimento complessivo. Da una parte resta senz’altro una tensione di conservazione del precedente, non solo per finalità documentali, ma anche di fruizione immediata. D’altra parte, in maniera sempre più progressiva, si stanno creando le basi di quella che è la fruizione di contenuti artistici e letterari che sono schiettamente- fatemi usare questo termine desueto – informatici, ovvero basati sulla natura calcolatrice e generatrice del computer. Sperimentazioni? Dipende: se la generative music vi sembra una curiosità flokloristica è perché forse la state valutando con i canoni tradizionali. Fate una prova: aprire un videogioco. Ascoltate i suoni d’ambiente, i rumori e le musiche che emergono e scompaiono durante le sessioni di gioco. C’è una buona probabilità che stiate ascoltando una applicazione pratica e quotidiana di generative music.