Alcuni consigli non richiesti ai tipografi digitali
Sul dibattito su come debba essere costruito un testo digitale, specie di saggistica, perché ricrei la stessa esperienza d’uso di un libro tradizionale. Il consiglio che do a me stesso e che estendo anche a chi si trovi a voler fare ebook è quello di comprare un ebook di un argomento che interessi, in ePub senza DRM, e iniziarlo a leggere con un ebook reader. Non c’è niente di più focalizzante che provare con mano. Si legge e pagina dopo pagina emergono tutti gli strappi del leggere digitale rispetto alla lettura su carta e tutte le differenze tra testo digitale e testo digitalizzato. Materialmente, leggere per due, trecento pagine. Il secondo passo è quello di aprire l’ePub e iniziare a cambiarlo. Graziaddio possiamo farlo. Non tanto per noi, quando per capire in che maniera pratica procedere, con gli strumenti che oggi possediamo e con gli strumenti con cui si possono produrre testi che saranno letti da qualcuno perché distribuiti. Come insegna xkcd non ci vuole molto a creare un nuovo standard che sostituisca i precedenti e che andrà a ingrossare i formati non standard che non avranno sviluppo. Iniziamo a lavorare con gli standard che abbiamo, lasciamo un attimo in pianerottolo gli effetti-wow che si possono inserire in questo o quel formato multimediale e cerchiamo di capire cosa non sta funzionando nella lettura dell’ebook che abbiamo comperato.
C’è tanto di quel lavoro che può essere fatto lavorando anche solo con gli ipertesti che non si immagina. Non che l’ipertesto sia la panacea di tutti i mali, non lo è. Ma è uno strumento che caratterizza l’esperienza di lettura in maniera sostanziale, fare ebook fingendo che non esista è come fare la minestra di verdura senza la verdura. L’ipertesto è relazione, navigazione, indicizzazione, correlazione e via dicendo, la sua natura neutra e i suoi limiti sono anche un punto di forza per farci cose.
Se scorrere le pagine è spaesante per un ebook in cui non esistono le pagine “fisiche”, aumentiamo lo scorrimento delle idee, non delle pagine. I link servono per muoversi nelle idee e sono meno disorientanti, se ben costruiti, del giramento di pagine virtuali, perché ognuno di noi usa link centinaia e centinaia di volte ogni giorno, dal like in su.
Aumentiamo la mappatura interna del testo, aiutiamo chi sta leggendo a non perdersi, ad avere percezione di quello che sta leggendo. Come pollicino aiutiamo a non perderci con nuvole di pane, con una numerazione più importante degli elementi che compongono il nostro testo. Come nei libri di filosofia arricchiamo la strada Aurelia del nostro ebook di cippi chilometrici che diano l’idea, numerica, grafica, di quello che sta succedendo a chi legge. Non lasciamo il lettore di fronte al “muro di testo”, perché in digitale il muro di testo rischia di essere una grande muraglia cinese.
Cerchiamo elementi di bellezza, anche brutti. Il testo ha bisogno di carattere, buono o cattivo che sia. Gli elementi grafici sono ancore di salvezza per chi legge, sono boe di segnalazione, aiutano a ricordare dove si trovano le idee che abbiamo messo nei nostri ebook. Non siate pigri, se potete.
Ricordiamoci che la bellezza è anche brutta, ma funzionale e che non abbiamo grande controllo sulla bellezza in digitale. Il lettore può fare scomparire la nostra bellezza. Potete suggerirla, inserirla: la bellezza, anche se sgradevole, si ricorda ed è utile per mappare la geografia di quello che andiamo a fare.
Marcare, usare i css, linkate, provare a fare cose che sui libri non ci sono. Rendere link tutto ciò che è una relazione che nel libro di carta è possibile solo con l’occhio: non stiamo facendo un libro.
E codare, quando possibile: mettiamoci a testa dell’armata di terracotta che deve marcare e relazionare il testo per noi. Non pensiamo di fare tutto a mano, non perché non possiamo farlo, ma perché scrivendo codice – semplicemente – possiamo permetterci cose che altrimenti non sarebbero sostenibili. Potete fare più cose. Possiamo fare più esperimenti.
Quando l’ebook che abbiamo comprato inizierà a funzionare per noi, avremo qualcosa che potremo spendere anche per gli altri.