Cosa sono le tastiere per computer?
Un po’ di anni fa, nel 2007, mi ero trovato con una tastiera Apple con cui scrivevo male e non capivo perché. Così l’ho smontata e ho cercato in rete informazioni su come sono fatte le tastiere e quali sono le tecnologie migliori per scrivere. Questo ha poco a che vedere con la tipografia digitale, non fosse che il tipografo digitale deve scrivere tanto e con precisione. È bene quindi conoscere gli strumenti con cui è possibile scrivere, editare, programmare. Ne scrissi un post per TEVAC che sembra sparito nel nulla. Lo ripropongo qua con alcuni aggiornamenti.
I tipi di tastiera
In natura esistono diversi tipi di tastiera e sono quasi tutti sbagliati. Wikipedia americana distingue circa undici tipi di tastiera, ma per semplificare tra di noi possiamo dire che esistono quattro tipi di tastiera, da cui poi derivano quasi tutti gli altri. Le tastiere cosiddette a membrana, la scissor-key, le tastiere con meccanismo a farfalla e le tastiere a switch meccanico.
Le tastiere a membrana
Se entrate in un qualunque negozio per computer e comprate una tastiera, avrete quasi sicuramente comprato una tastiera a membrana. Chi vende tastiere a membrana dice che i vantaggi delle tastiere a membrana sono che sono morbide e silenziose. Ora, la verità è che il vantaggio delle tastiere a membrana è che costa pochissimo produrle, mentre ‘morbidezza’ e ‘silenziosità’ per una tastiera non sono un vantaggio, sono un problema. La tastiera a membrana (più precisamente una tastiera dome-switch) è formata da due circuiti sovrapposti sui quali è posata una specie di tappetino di gomma. Su questo tappetino -in corrispondenza di ogni tasto- c’è una piccola bolla: premendo il tasto, viene premuta la bolla che va a toccare i due circuiti. La grafite che c’è alla sommità interna della bolla, attiva il circuito e il carattere appare sullo schermo. L’elasticità del tasto e della sua risposta è data quindi dalla bolla di gomma. Costruire queste tastiere è evidentemente molto economico.
Scriverci però può essere poco piacevole.
Quando si scrive su una tastiera è importante avere un feedback di quello che si sta facendo: questo feedback in parte è dato dal carattere che appare sullo schermo, ma in parte è dato dalla sensazione di percorso fornito dalle dita sulla tastiera: a meno che non si sia ottimi dattilografi è facile che lo sguardo non sia fisso al video ma che corra dal video alla tastiera per controllare quello che si sta scrivendo. Anche in questo caso il nostro cervello non dà comandi singoli di movimento delle dita, ma gestisce una serie di automatismi che si sono creati nell’utilizzo della tastiera stessa. Quando scrivo, il mio cervello non cerca con gli occhi la ‘t’ e per poi muovere le dita sulla ‘t’, ma gestisce il fatto che le mie dita stiano andando nel posto giusto, perché dentro di me io so dove è la ‘t’. Per rendersene conto provare a scrivere alla cieca su un tavolo, senza nessuna tastiera: le vostre dita andranno ‘automaticamente’ a ricostruire il layout della tastiera che utilizzate.
Ora, in questo processo, che è rapido e in parte inconscio, il feedback che viene dalle dita è molto importante. Quando premo un tasto io devo sentire un arrivo e un ritorno meccanico, perché altrimenti il mio dito affonda nel tasto più a lungo di quanto sia necessario, impastandosi senza riuscire a capire se e quando il carattere è già arrivato a video. Non è un caso che in molte tastiere a membrana alcuni tasti chiave come lo spazio, il return, il delete, lo shift, utilizzino un meccanismo differente, sia per far vivere di più questi tasti che sono più utilizzati di altri (specie la barra spaziatrice) sia per dare un feedback tattile e sonoro più consistente. Scrivere a lungo con una tastiera a membrana è un esercizio più faticoso e foriero di errori rispetto a farlo con una vecchia tastiera meccanica.
Le tastiere a switch meccanico
Se entrate in un negozio di computer e chiedete una tastiera a switch meccanico, due cose possono accadere: ma nessuna delle due è piacevole, quindi non ne parlerò. Le tastiere a switch meccanico hanno -per ogni singolo tasto- un meccanismo che si attiva quando il tasto stesso viene premuto. Questo rende le tastiere a switch meccanico più costose, più durature nel tempo e più resistenti. Il fatto di avere un componente meccanico per ogni tasto, rende l’utilizzo delle tastiere meccaniche più soddisfacente anche per chi scrive: generalmente la forza che viene utilizzata per scrivere con una tastiera a membrana è maggiore di quella che realmente sarebbe necessaria, proprio perché la mancanza di feedback tattile obbliga a premere il tasto quasi sempre fino a fine corsa. Le tastiere a switch meccanico producono il carattere già a metà corsa, dando un feedback più dinamico e permettendo una digitazione più rapida e meno faticosa. Non tutte le tastiere meccaniche sono uguali, lo switch meccanico determina anche il tipo di feedback che l’utente riceve: si passa dal linear action, in cui la resistenza del tasto è costante durante tutta la la sua corsa e non ci sono forti feedback acustici, fino al tactile switch che dà invece una sensazione di fine pressione e un click di fine corsa. I tactile possono poi essere soft (o light) se il feedback è di scarso rilievo, high se più sostenuto. È difficile avere una tastiera meccanica. Non le troverete nei negozi di informatica sotto casa, mentre sarà possibile trovarle in reseller specializzati in america: in questo caso dovrete poi aggiustare il layout da americano a italiano, usando degli adesivi e dovrete accontentarvi di un acquisto ‘alla cieca’ senza poter provare prima il feedback dei tasti, basandovi sulle (di norma scarne) recensioni e schede tecniche. Spesso queste citano il meccanismo usato per i tasti, dalle Cherry alle Alps.
Update 2017: negli ultimi tempi le tastiere meccaniche, uscite dalla finestra del computing d’ufficio, sono rientrate da quella del computer gaming. È possibile trovarne nei negozi anche mainstream, non nel settore tastiere, ma nella zona destinata gli accessori per videogiochi. Grazie alla loro precisione, alla maggiore durata e resistenza sono utilizzate – paradossalmente – per i videogiochi, non senza un ampio bagaglio di lucine LED RGB, a colorarne il fondo per le battaglie ludiche notturne.
Scissor keys
Tra le tastiere a membrana e quelle meccaniche si collocano le cosiddette tastiere scissor-keys. La maggior parte dei portatili usa questa metodologia, così come molte tastiere compatte per desktop. Si tratta di una tecnologia abbastanza recente ed è basata sempre sul metodo già visto delle tastiere a membrana, con l’aggiunta di un meccanismo a forbice che rende più reattivo il rilascio del tasto, dando un feedback più consistente con una corsa del tasto molto più breve (circa due millimetri contro i quattro di una normale tastiera a membrana). Per capire bene come è composta una tastiera scissor-keys è sufficiente lasciare un bambino di circa due anni vicino a una di esse e uscire dalla stanza. Rientrando dopo qualche minuto troverete i coperchietti del tasto estrapolati dalla tastiera e una serie di piccole U di plastica sparse a terra. Riconnetterle alla tastiera, ricomponendo l’intreccio a forbice, sarà un simpatico esercizio serale per tutti i membri adulti della famiglia. Si tratta di tastiere più costose di quelle a membrana, di durata molto maggiore (grazie all’utilizzo di tre circuiterie sovrapposte -mi dicono- e al componente elettrico dello switch), ma molto più facili da trovare rispetto a quelle meccaniche (tutte le Apple esterne ad esempio usano oggi questa tecnologia). Anche in questo caso la tecnologia non è di per sé portatrice di assoluto valore e la cosa migliore è provare la tastiera per vedere se ci si trova bene.
Il meccanismo a farfalla
È quello – molto recente – introdotto nel Macbook 12” di Apple. Ha una corsa ancora più rapida delle scissor keys: appena si preme il tasto si avverte subito un piccolo scatto che dovrebbe aiutarci a percepire il feedback della scrittura. Non ho un Macbook 12”, ma le prove che ho fatto quando ne ho avuto uno sottomano mi hanno dato impressione positiva. Temo che però segua la vecchia regola delle caramelle all’anice: o ti piacciono o non ti piacciono. Non ci sono mezze misure.
Ci sarebbero poi da dire alcune cose sul layout, ma qui mi fermo.
Il layout
Apple fino a qualche tempo fa adottava il layout qzerty, odiato dai programmatori e detestato da chi si avvicinava al mondo macintosh provenendo da windows. In pratica la z era al posto della w (e viceversa), la m era a fianco della l, e i tasti da uno a dieci erano utilizzati per segni grafici (le parentesi, le vigolette, gli apostrofi) e per parte delle accentate. Da un decennio anche Apple ha sposato invece il qwerty italiano, quello utilizzato da anni sulle macchine windows. Felici i programmatori, meno felici alcuni scrittori, visto che il layout qzerty era notevolmente più comodo per scrivere in prosa rispetto a quello qwerty (reo, tra le altre cose, di aver messo nello stesso tasto la è e la é). Chi volesse fare scelte più radicali può provare anche il controverso Dvorak, che garantisce movimenti più rapidi tra i tasti, utilizzando un layout ripensato da zero.
‘Chi volesse fare scelte più radicali’ può anche fare come me: imposto la tastiera italiana su USASCII, batto i tasti ignorando ciò che c’è scritto sopra e faccio le accentate con Alt-xxxx.
Non è solo masochismo, nonostante l’apparenza, ma vi lascio indovinare i vantaggi
Ah, e mi trovo pure bene con le tastiere a membrana Trust da pochi euro, anche se apprezzavo le Cherry.
Le tanto decantate IBM a ‘click’ le ho sempre odiate: alla lunga lo scatto causa stress delle articolazioni delle dita.