L’ “inventore di internet” vede il futuro dell’ebook
Cosa ne pensa l’inventore di internet degli ebook? Potete scoprirlo su bookbusinessmag, in un post che riassume l’intervento di Tim Berners-Lee al recente convegno dell’IDPF. Il sunto è che il futuro dell’ebook è HTML5.
Perché HTML5? Perché è uno standard aperto e attivo e funzionante su quello che attualmente è de facto uno dei più grossi ambienti di lettura: internet.
È innegabile che una sostanziosa percentuale di attenzione alla lettura sia infatti stata assorbita da quella che è oggi la lettura digitale, che sfugge di norma ai diversi sondaggi sui lettori forti o deboli. Basti pensare a quanta della lettura di periodica, ad esempio, sia migrata su internet.
La ventilata ipotesi di una fusione tra IDPF e W3C è indicatore di questo interesse comune: fare diventare il libro digitale, più digitale. Non si tratta soltanto di stabilire quale codice utilizzare, ma anche di cosa fare con il testo creato nativamente in digitale. Tim Berners-Lee parla infatti di ebook connessi alla rete, capaci di interagire con contenuti on-line o di condividere i propri con altri ebook.
Una visione affascinante (e che condivido pienamente: qualcuno ricorderà la versione Wired di Deep Web di Carola Frediani, che si aggiornava nel corso dei mesi connettendosi al server di Quintadicopertina), ma non priva di numerosi caveat che solo il tempo potrà risolvere.
Ne voglio ricordare solo tre, abbastanza significativi:
- HTML5 significa oggi EPUB3. E il supporto di questo formato è stato molto tiepido, soprattutto da parte delle device a inchiostro elettronico. Da una parte gli editori sono restii a investire in un formato che – se veramente digitale – difficilmente può essere reinvestito nel tradizionale mercato cartaceo, dall’altro EPUB3 si è gonfiato di alcune caratteristiche tablet only (la multimedialità, perlomeno quella video), a scapito di altre che potrebbero già oggi convivere con le device per la lettura (l’interattività, le variabili, il suono);
- HTML5 nasce per fare pagine web e un contenuto letterario, specie se di una certa consistenza, è decisamente più complesso da organizzare, quando si vogliano preservare le informazioni che lo compongono. Ad HTML5 manca insomma una semantica che tenga conto, senza perderla, della tradizione libraria declinata al digitale;
- il più grosso player del mercato ebook, Amazon, utilizza – è vero – HTML5, ma in una veste talmente dimessa e castrata (aka: un subset) da dimostrare già oggi che il formato da solo non basta. Basta spegnere qualche specifica per rendere l’interoperabilità sognata da Tim Berners-Lee una chimera.
Un progetto irrealizzabile? No, ma sicuramente impegnativo. Si dovrà superare uno scalino tecnologico (come da tempo ricorda anche Gino Roncaglia) e favorire la crescita di un ambiente di lettura sganciato dall’oggetto libro, che traduca internet e le sue modalità di interazione anche all’interno di letture approfondite e omogenee, ma nello stesso tempo conservi quello che nel libro ancora funziona benissimo (una per tutte: l’immediatezza delle annotazioni non formalizzate).
1. HTML5 significa oggi EPUB3? No, è viceversa.
2. Esiste da tempo un gruppo di lavoro di W3C il cui compito non è creare nuovi markup, ma suggerire ai vari responsabili delle specifiche quali sono le mancanze, le aggiunte e le modifiche necessarie per rendere HTML 5 adatto anche agli editori. La W3C Digital Publishing Activity comprende la maggior parte degli editori di grosso calibro, che partecipano ai lavori attivamente.
3. Se Amazon vuole fare diversamente, non vedo perché dovrebbe essere un problema… saranno affari di Amazon, penso.
1. Hai ragione che HTML5 non significhi oggi EPUB3: la mia frase era riferita all’attuale panorama degli ebook, dove la declinazione più convincente di HTML5 è quella di EPUB3.
2. Verissimo anche questo, e penso che questo sia l’aspetto più interessante di tutto lo sviluppo, anche perché non si parla di infilare qualche video in mezzo all’ebook o far partire qualche animazione, ma si lavora su elementi editoriali di una certa importanza.
3. Qui invece devo dire che importa eccome: se il grande canale di vendita è Amazon, e se Amazon vanifica in qualche modo il lavoro che un editore fa su EPUB3/HTML5, l’editore lavorerà sul minimo comun denominatore, quindi Amazon. IMHO uno dei grossi blocchi allo sviluppo di EPUB3 è determinato anche da Amazon e dalle cose di EPUB3 che Amazon ha scientemente tenuto fuori da KF8 (una per tutte: Javascript).