Il dolore come dimensione
È recentemente uscito per Quintadicopertina un ebook Syria Calling di Antonella Appiano. È un testo a cui ripenso spesso in questi giorni, quando si accavallano notizie di accordi, tregue, aiuti umanitari e bombardamenti. Quello che mi colpisce è il muro di sabbia dietro al quale sembra essere nascosta la Siria. I numeri delle vittime arrivano come pura contabilità, di tanto in tanto accade l’assurdo delle foto di bambini e donne siriane uccise che vengono usate sui social network per discussioni su conflitti più facili, in cui è più ragionevole per noi occidentali distratti prendere posizione. Prendi la foto di un bambino siriano, ucciso per strada, e lo usi sui social dicendo che è morto in un altro conflitto.
Non c’è dimensione al dolore, superata una certa cifra il dolore diventa una statistica, non è più legato all’effettivo atto compiuto. Non è possibile rappresentarne la portata quando diventa insostenibile legarlo a noi, alla nostra vita di tutti i giorni, alla gente che incontriamo per strada, ai nostri figli.
Ho ipotizzato, arbitrariamente, un numero di cento. Ho posto come limite, cento persone uccise. Mi sono detto, proviamo a dare una dimensione fisica a questo dolore in corso. Poniamo una regola: ogni cento persone uccise in conflitto in Siria nel 2016, civili o meno, aumento dell’uno per cento la dimensione fisica della nazione. La gonfio dell’1%.
L’operazione è relativamente semplice: Wikipedia tiene conteggio dei morti dei principali conflitti in corso. Sempre Wikipedia ha una mappa del mondo in SVG, formato vettoriale, in cui ogni stato è un diverso path SVG.
Ho preso la mappa, ho preso il numero di vittime in Siria nel 2016, ho selezionato il path della Siria ed ne ho aumentato in percentuale la dimensione. L’ho poi colorata in trasparenza e messa a confronto con la vicina europa. Questo è il risultato:
Ho voluto anche seguire lo stesso procedimento per le vittime siriane dall’inizio del conflitto. Qua Wikipedia dà una forbice abbastanza ampia, numericamente parlando. Ho preferito scegliere il numero più basso di vittime stimate.
Non credo che queste infografiche possano davvero dare una dimensione del dolore, penso restituiscano soltanto una sgradevole impressione. Ma sono lì, prendono spazio e possono dare qualche idea su come dare forma alle cifre digitali che popolano la rete.
Se ti ha interessato questo articolo, prendi in considerazione l’idea di leggere Syria Calling, grazie.