IDPF & W3C: viva gli sposi?
Ne avevo già parlato un po’ di tempo fa, ma ora la notizia del matrimonio tra IDPF e W3C è ufficiale.
Che ricadute ha questa decisione? Lo vedremo nei prossimi mesi, ma non credo proprio che ci saranno cambiamenti epocali, piuttosto una convergenza di interessi nel lavorare per una serie di specifiche e di architetture adatte all’editoria volta al digitale, sia nella sua versione online che offline.
Prima però di stappare le bottiglie di spumantino, alcune considerazioni volte a suscitare un po’ di sano scetticismo. La prima è che questa convergenza, almeno da un punto di vista tecnico, era piuttosto prevedibile: tutte le specifiche per fare ebook, oggi, si appoggiano completamente o quasi a strumenti del W3C. La formalizzazione dell’IDPF da questo punto di vista è stata piuttosto modesta, forse funzionale considerato il mercato e i player in azione, ma poco coraggiosa se non addirittura cosmetica.
ePub2 ed EPUB3 infatti rimaneggiano, vincolano, coordinano strumenti nati per fare pagine web, aggiungendo però poca ciccia atta a fare editoria digitale; non riescono a portarsi dietro, voglio dire, il bagaglio editoriale tradizionale ripensato al digitale. E quei pochi attributi (nel senso XML del termine, non quello dei maschi alpha) sono in genere supportati con scarsissimo entusiasmo dal vari lettori di ebook.
Il secondo punto di scetticismo, o meglio di sano pragmatismo, nasce dal fatto che non è chiaro se questo nuovo organismo passerà ad uno step successivo per la creazione di letteratura digitale, o si continuerà ad embeddare e lavorare su impacchettamenti di pagine web. Non ho niente contro le pagine web, ma aiutiamole a casa loro. Non dentro un testo digitale che è pensato per un tipo ben diverso di lettura, di struttura, di utilizzo dei dati. Per tutto questo oggi non c’è nessuna risposta se non quella di industriarsi con molta fantasia, Javascript e con un grosso lavoro a monte in XML, XQuery e altro. Perché le specifiche (già di per sé non entusiasmanti) per creare indici e glossari, quelle per l’Open Annotation, quelle per creare dizionari, non fanno parte tra quelle licenziate per EPUB3.1?
Prevale insomma — per ora — il sospetto che ai vari attori interessi maggiormente mettere in mostra la qualità degli hardware di questo o quel device, di mantenere le posizioni di questo o quel gestore di DRM, accontentandosi di concepire lo sviluppo dei nuovi testi digitali come impacchettamenti di pagine HTML5, magari tenute assieme dai muscoli di Javascript e in modalità fixed. Ho messo tutto in grassetto per sottolineare la gravità del sospetto.
Tutto questo mentre il maggior venditore di ebook al mondo, Amazon, continua a restare fuori da qualsivoglia standard comune.
Eccoli, escono: è il momento di mettere mano al riso e tirarlo contro, il più forte possibile.